I feel Lost in Translation

japan-2008-018Konnichiwa! Ebbene sí, sono ivi orgiunto!
Sinceramente dovrei andare a letto ma sono troppo pregno di emozioni fresche per lasciarle cadere cosí, domani saranno giá cambiate o dimenticate. Il primo impatto con Tokyo spaventa. Stordisce e disorienta. Innanzittuto mi ci sono trovato dopo un volo insonne di 14 ore e mezza per via di un guasto ad un carrello e qualche turbolenza di troppo, in seguito rimbalzato in un ryokan economico e per questo decisamente lontano dal centro che mi ha richiesto praticamente due ore per raggiungerlo, dove la mia prenotazione era anche andata perduta e il mio cellulare inglese non ha verso di funzionare in quanto non compatibile con lo standard G3 giapponese, aggiungendo a tutto questo il senso dell’annullamento del mondo di provenienza. Inoltre si aggiungono tutti gli errori del caso di chi si trova calato nel centro di una rete della metropolitana a tela di ragno e circondato da cartelli ed apparecchiature elettroniche incomprensibili. E’ una conseguenza lineare: vuoi andare da qualche parte, ma giri a vuoto, e ti demoralizzi.
Ci si sente veramente lontani da casa qua, qualunque cosa provi a chiamare casa. Il fatto é che sebbene sia la capitale del paese Tokyo non mi sembra cosmopolita per niente, in una giornata di perlustrazione avró visto 5 o 6 persone non orientali, e all’uscita dalla metro mentre mi avviavo alla ricerca del suddetto Ryokan ho visto la scena japan-2008-045indimenticabile di due bambini che tiravano la giacca alla mamma indicandomi e dicendo “gaijin, gaijin” ossia “straniero, straniero” tutto con la meravigliosa aria di curiositá di un bambino. L’inglese praticamente esiste soltanto negli uffici pubblici e spesso limitato ad una sola figura di rappresentanza. Dei due anni di studio amatoriale di giapponese ho giá spremuto tutto fino all’ultima goccia, ed in questo momento avrei voluto darci ancora piú dentro. Peró é tutto innegabilmente meraviglioso, questa sensazione di trovarsi come un coniglio in un prato infinito con la possibilitá di andare in qualsiasi direzione, e poi questa cultura stravagante e multisfaccettata continua a farmi domandare quante sorprese ancora mi attendono, quanti segreti nascondono questi giapponesi, e fino a che profonditá riusciró a comunicare con questo affascinante popolo. Io ci ho provato nell’onsen locale questa sera, ma erano troppo impegnati a cantare e lavarsi la schiena a vicenda per badare a me che mi ustionavo con l’acqua bollente.
PS: Carico su questo canale dedicato su youtube un paio di filmati prima di andare a coricarmi.
Oyasumi Nasai.

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