researchChe bello quando il Corriere se ne esce con le notizie che gonfiano l’ego patriottico italiano.
Riesco giá ad immaginare l’italiano medio che apre la pagina del suo Corsera e pronuncia un sorrisone leggendo “Tumori cerebrali: italiani scoprono meccanismo-chiave“. C’é anche il sottotitolo: È il deficit di una proteina fondamentale per lo sviluppo delle cellule nervose a partire dalle staminali.
Sentite che partenza roboante, ci si riempie quasi la bocca solo con l’intestazione. Giá lo sento l’italiano medio che si compiace tra sé e sé: Capperi, noi italiani siamo proprio grandi, siamo dei geni, cosa sarebbe la scienza moderna senza di noi, abbiamo scoperto tutto!
L’italiano medio é molto orgoglione di tutto ció.
Bisogna poi leggersi l’articolo intero per scoprire bene in profonditá di cosa si tratta (non che all’italiano medio interessi, lui si é fermato al titolo) dove si spiega per bene che questi due ricercatori italiani sono la colonna portante della prestigiosa Columbia University a New York e che lustrano premi e vedono le loro facce su pubblicazioni prestigiose da mattina a sera, un articolo talmente lungo ed articolato che durante la lettura quasi sfugge all’occhio quella microscopica parentesi nella quale sbadatamente si fa notare che i due sono stati costretti ad emigrare per via dello schifoso nepotismo italiano (microscopica parentesi che é stata pure aggiunta postilla stamattina, perché ieri non c’era) sul cui argomento avevano anche dedicato diverse impietose lettere aperte di denuncia (tutte molto ascoltate come sempre, tant’é che sono emigrati).

Confrontate il titolo di Repubblica sulla stessa notizia: ‘Fuggiti’ dall’Italia per nepotismo scoprono gene per lo sviluppo. Notate qualche differenza? Questa secondo me é la differenza tra dare una notizia e non dare una notizia. Repubblica nel corso del suo articolo intervista anche il signor Iavarone lasciando ampio spazio al motivo per cui si é trasferito all’estero per poter proseguire la propria ricerca, oltre a spiegare di cosa si occupa e cosa ha scoperto. 
Non ho provato nessuna soddisfazione nel leggere la notizia, né in versione “Repubblica-Full” ne in versione “Corriere-Italian-Pride”, non sono molto orgoglione di essere italiano, né sono molto orgoglione di come il Corriere ha impostato il suo articolo (che tra le altre cose quando non lecca il culo al regime sa pure essere un buon giornale). L’articolo della notizia secondo me non deve essere la gioia per il successo di questi due ricercatori (gioia per cosa?? La gioia loro semmai, la vergogna é nostra!) ma semmai deve essere uno spunto di riflessione per evidenziare il problema che sta alla base, cioé che quei due ricercatori questa particolare scoperta non solo avrebbero dovuto farla in Italia ma avrebbero voluto farla in Italia. Non so se mi spiego. E’ inutile pontificare sui successi di qualcuno quando a questo qualcuno hai messo soltanto i bastoni fra le ruote (come Stato), e mi dispiace per il Corriere se pensa che glissando sui problemi dell’Italia si possa permettere agli italiani di formarsi un’opinione su di essi, un po come fece per la RU486.
Ma soprattutto mi dispiace per l’italiano medio che di questi problemi non ne ha minimamente idea, e continuerá a non averla.

Devono essere i giornali e le TV a cambiare la mentalitá delle persone, senza la corretta informazione i cervelli di coloro che non si informano autonomamente resteranno ibernati per sempre.

10 comments to Orgoglio(ne) italiano

  • Oby

    Lulú, quel che riporti é gravissimo.. se esistesse una giustizia divina quel “barone” (che peró di nobile non ha niente) meriterebbe di trovarsi in condizione di avere bisogno di una medicina basata sulla scoperta dai due scienziati che ricattava.. e lascio finire la storia a chi la vuole immaginare.

  • Lulù

    A proposito dei due neuroscienziati pugliesi e della censura del Corriere (ahimè quotidiana) nel servizio del tg regionale puglia è stato specificato il motivo dell’esilio forzato: i due coniugi lavoravano alla Cattolica ed il ‘barone’ da cui dipendevano pare li avesse da tempo costretti ad includere il nome del figlio tra gli autori delle loro ricerche. I due hanno denunciato la cosa. Conclusione: ogni loro successivo tentativo di promuovere progetti nel dipartimento e/o pubblicare le ricerche incontrava ostacoli. Non ci sono commenti. A volte l’Italia invece di progredire sembra voler rimanere all’epoca dei dinosauri.

  • Dario

    Mi avevano detto che passata la trentina si tende a diventare più distaccati, se non proprio “cinici”. Non ci credevo, eppure eppure…

  • Oby

    Ci sono cose che siamo consapevoli di non poter cambiare. Eppure imperterriti combattiamo ogni giorno per cambiarle.
    Credo che lo facciamo perché non riusciamo ad uccidere quel barlume di speranza che ci convince che non si possano cambiare, o non abbiamo ancora avuto quella prova definitiva che lo uccida per noi. O forse fa piú male arrendersi che continuare a combattere.

  • chissà, magari ti può interessare questo, per aggiungere un po’ di orgoglio :S

  • Giuseppe G.

    E’ vero che l’informazione in Italia in parte è succube al potere politico di turno, ma non sono assolutamente convinto che una più corretta possa smuovere minimamente quell’apatia mentale che oramai da diverso tempo la maggioranza degli italiani ha: vedi la vicenda puttanopoli, o recentemente il reato di immigrazione clandestina.
    Anzi, credo proprio che molti si compiacciono di queste situazioni: <> e <> (si ETNICA).

    ciao

  • Leo

    Ho letto anche io quell’articolo e mi son chiesto quale fosse il cervello in fuga…se quello dei due ricercatori italiani o quello del giornalista che è rimasto in Italia…
    :shock

  • l’informazione, tutta l’informazione, in italia è manipolata, quindi su questo e altri fatti nessuno – tranne quelli che tramite tam tam su internet vengono a sapere certe verità – sa qual è davvero la condizione dell’italia. e comunque credo che anche se si sapessero certe cose, nessuno farebbe assolutamente niente, da bravo italiano.

  • Non è solo problema d’informazione. Al tg2 la signora Iavarone si è tolta parecchi sassolini dalle scarpe spiegando come funzionano i concorsi a livello accademico in italia.
    E’ chiaro che le modalità di assunzione debbano cambiare ma è anche vero che la posizione di ricercatore è diversa in italia. Avere un contratto a tempo indeterminato come ricercatore significa occupare quel posto per decine di anni con la certezza che non ti sarà tolto. Inoltre passare dall’attività di ricercatore a quella industriale è praticamente impossibile.

    All’estero non avrai mai il posto “fisso” di ricercatore ma il contatto con l’industria è diverso. Trovarsi a New York in cerca di lavoro dopo aver fatto una carriera nella ricerca ti aiuta, in Italia ti affossa.

    Scusa se son oandato per lunghe 🙂
    Un saluto