God on a bus

Ieri bighellonando in zona Piccadilly non ho potuto fare a meno di fermarmi ad osservare un bus. Un bus come tutti gli altri, ma diverso da tutti gli altri. Questo per via della sua pubblicitá, che normalmente non considero minimamente e  che ieri ho inevitabilmente collegato ad un articolo letto sul blog di Ivan Scalfarotto che raccontava di come quella pubblicitá fosse stata creata e come sia finita su quel bus. Ho immediatamente estratto il cellulare e scattato una foto che vi riporto a fine articolo. Ma prima, vi riporto testo e link dell’articolo a cui mi riferisco, che secondo me fa riflettere.

C’è questa giornalista inglese, Ariane Sherine, che una mattina di giugno mentre va al lavoro vede sulle fiancate di due autobus londinesi un annuncio pubblicitario pagato da un’organizzazione religiosa che dice: “Quando il Figlio dell’Uomo tornerà, troverà fede sulla terra?” e un indirizzo web.

Così va sul sito e trova frasi terribili circa le conseguenze cui saranno destinati coloro che “rifiutano la parola di Gesù sulla croce”, tipo: “sarete condannati all’eterna separazione da Dio e passerete tutta l’eternità tra i tormenti dell’inferno, in un lago di fuoco appositamente preparato per Satana e i suoi seguaci.”

Così piuttosto seccata dalla piega minacciosa presa dalla vicenda, la nostra Ariane telefona alla autorità inglese che si occupa della pubblicità e chiede se sia possibile diffondere liberamente dagli autobus il panico tra il pubblico indistinto, concludendo che se così fosse allora chiunque potrebbe apporre sui mezzi pubblici messaggi quali “E’ scappato un leone dallo zoo” oppure “la polpa che vedete nel vostro succo d’arancia in realtà è fatta da minuscoli pezzetti di plastica: non bevetela o morirete!”. L’autorità per la pubblicità risponde, in perfetto stile inglese, che fino ad allora non era giunta nessuna lamentela, e che in fondo si trattava di versetti della bibbia, quindi doveva essere un semplice messaggio religioso che non si vedeva perché proibire e che comunque il sito web era fuori dalla loro giurisdizione.

La nostra Ariane però non si scoraggia e quindi pone all’autorità la domanda fondamentale per la nostra storia: “E va bene che la birra Carlsberg dica di essere probabilmente la migliore birra del mondo?” Anche qui l’autorità risponde che a loro sulla campagna della birra non erano mai giunte lamentele. Eh già, perché in precedenza Ariane aveva scoperto che proprio la parola “probabilmente” aveva tenuto la Carlsberg fuori dai guai per quello slogan così “borderline”.

Di qui l’idea. Ariane scrive un post memorabile nel suo blog nel quale fa due calcoli e spiega ai suoi lettori che con il versamento di 5 sterline da parte di 4680 persone si potrebbero raggiungere le 23.400 mila sterline necessarie per mettere sul fianco di 30 autobus, per due settimane, un annuncio pubblicitario con un testo molto più tranquillizzante, tipo: “Probabilmente Dio non esiste. Ora smettete di preoccuparvi e andate pure avanti con le vostre vite”.

La raccolta di fondi, cominciata poco dopo, è arrivata al momento a 137 mila sterline (potete contribuire anche voi). Così, per due settimane, 800 autobus in Gran Bretagna (non perdetevi il video in questo link), di cui 200 a Londra, porteranno l’annuncio che vedete pubblicato qui di seguito. Certe volte io gli inglesi li adoro.

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