Libertá? No grazie

La strada per la libertá é per antonomasia costellata di ostacoli e fili spinati, ma talvolta il passo piú difficile é il realizzare quale sia la strada per la libertá. A volte davvero si combatte per una causa semplicemente raccolta per il raggiungimento di un obiettivo inconsciamente autolesionistico o in buona fede riposto nelle speranze dei propri antecessori che non possono aver speso tanta fatica e tanto tempo in una cosa non solo inutile, ma addirittura penalizzante. Ma questo é decisamente quello che penso nel caso del Burka alle donne, che per quanto mi sforzi riesco solo a vedere come il desiderio di un uomo (parecchio disperato) di incatenare una moglie ad un’identitá pari al nulla agli occhi degli altri, con il solo scopo di assicurarsene l’esclusivitá totale a livello di attenzioni e prestazioni a prescindere dal proprio comportamento o persino dal proprio attaccamento verso la stessa. Ora, provando ad escludere per un attimo il fattore "ereditario" di questa mentalitá che ritengo bigotta e ottusa, e assumendo solo per un secondo che una donna possa decidere lei stessa se indossare il burka o meno, perché mai dovrebbe farlo? Quale meccanismo scatta alla base di un simile autoannullamento fisico di fronte ad un mondo di 6 miliardi di identitá smussate e sfaccettate diversamente l’una dall’altra? Forse paura? Ricerca di sicurezza?
Leggere
l’editoriale di Magdi Allam di stamani sulla recente approvazione del prefetto di Treviso di consentire a donne completamente celate dal burka di percorrere le strade italiane mi ha lasciato quel senso di … abbattimento. Mi abbatte realizzare che una mentalitá manipolata fin dall’infanzia si ripercuote e rimanifesta nel soggetto ancora ed ancora in etá adulta sebbene in condizione di totale libertá decisionale. Mi abbatte scoprire che un coniglio cresciuto in gabbia e lasciato poi in libertá in alcuni casi torni a cercare la propria gabbietta che lo faceva sentire tanto al sicuro piuttosto di correre nei verdi prati che lo circondano. E mi abbatte scoprire che persone libere, invece di aiutare il povero sfortunato inconsapevole a scoprire il mondo che li circonda li supporti tristemente nel ritornare a celarsi e a nascondersi da ció che la vita potrebbe invece offire loro. E parlo proprio a te, Rosy Bindi, tu che i conigli che brucano l’erba ce li hai nel cervello.

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