You have guests

23 ottobre

You have guests..

Questa settimana per la prima volta ho ricevuto un’invasione nella mia "nuova vita londinese" da parte della mia "vecchia vita italiana". In poche parole ho avuto un ospite. Si tratta della mia cara amica Laura giunta appositamente dai peggiori bassifondi della bergamasca (che più bassifondi non si può, difatti è mia vicina di casa) per mordere un assaggio di vecchia Londra, nonchè tastare un pizzico della vita che mi sono costruito da un mese a questa parte. Peggio dell’ispettore delle imposte insomma. Alla fine l’evento si è sovrapposto alla mia prematura dipartita dalle ali protettive della Stronza (vedi articolo sotto), che mi ha lasciato a casa con ben 1 giorno di anticipo (del tipo "domani non vieni") forse perchè come una mantide religiosa aveva ormai succhiato il mio succo ed era pronta a finirmi, o forse per spirito di amorevole madre perchè ormai ero sufficientemente autonomo, un po’ come per i cuccioli di lupo della steppa siberiana. Ad ogni modo diciamo che per questo motivo sia io che la mia ospite italiana ci siamo goduti un periodo di puro turismo in giro per la capitale inglese, con tutti i carismi della deficienza italiana esportata all’estero (e io ancora mi chiedo se all’estero sono solo i bergamaschi o proprio tutti gli italiani a diventare così idioti), con picchi di rara demenza mentale come nella metro di Canary Wharf quando attoniti impiegati inglesi assistevano alla nostra vissuta scenetta in cui lo scopo era buttare sulle rotaie l’altro a mò di "American Gladiators", o da Harrod’s dove pur di credere nel sogno di essere una famiglia miliardaria in vena di spesette di fine settimana siamo stati disposti a visionare accuratamente alcuni oggetti di prima necessità tra cui una serie di grammofoni dell’ottocento e lampadari di altra cristalleria, curandosi pure di fare cifra tonda con un portafrutta di cristallo di bohemia dalla modica cifra di 800 sterline. Non da dimenticare inoltre una Laura che piena di indispezione per una barretta di cioccolato dichiaratamente "per soli ragazzi" presentava le sue vibranti proteste ad una cassiera ucraina assolutamente sbigottita. Tutte pazzie che comunque nella mia vita giornaliera sarebbero state bloccate dalla preoccupazione data dall’assenza di entrate monetarie attuali, o dal pensiero della signora Demorbray che incombeva fuori casa come una valchiria sul carro fiammante a reclamare il suo affitto incombente, o dalla mia povera dispensa che piange lacrime amare implorando di essere rifornita al più presto. Così mi sono improvvisamente ricordato del bello di vivere il turismo: il turismo che è un vasodilatatore, è un rilassante, è un soggiorno nel paradiso della spensieratezza, è la scarica di droga naturale che tutti dovremmo assumere in momenti di ingorgo di preoccupazioni, e scoprire e condividere questo "giro di emozioni" con qualcuno che si conosce vale anche doppio. Vero è che il turista vede una città completamente diversa e più "luna park" rispetto all’"indigeno", ma anche l’indigeno a volte nella sua visione realistica della città perde il piacere di vivere tutte quelle cose che etichetta con un "tanto sono sempre qui" non avendo l’occhio curioso e intraprendente dell’estraneo. Tutto ciò mi fa fantasticare verso la vecchia Italia e mi fa domandare cosa significherebbe per me armarsi di guida turistica e visitare la mia città natale, Bergamo, magari armato di estraneo esuberante e con spirito di esplorazione al seguito. Qualcuno si offre?
 

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