Vite Private

La Legge Bavaglio – Un controverso decreto che dovrebbe preoccupare piú gli investigatori che i giornalisti.

Tra le conseguenze della lunga posizione dominante di Silvio Berlusconi sull’Italia c’é l’intorpidimento della sensibilitá democratica dei suoi compatrioti.
Il fatto che il piú controverso dei decreti presentati al parlamento venga preparato proprio durante riunioni tenute dallo stesso avvocato di Berlusconi, ad esempio, non é piú nemmeno meritevole di commento.
Il decreto, che é stato invitato a passare il Senato con voto di fiducia il 10 giugno, pone spiazzianti restrizioni sulla condotta e la segnalazione di investigazioni ciminali.
Il suo piú ovvio beneficiario é Silvio Berlusconi.
Lo scorso anno é stato messo in posizione di imbarazzo da un’inchiesta per corruzione inciampata su alcune prove che organizzasse festini per un gran numero di donne, incluse ragazze squillo. Una di queste ha dichiarato di avere registrato i suoi ‘pillow talk’ (=”conversazioni intime che avvengono a letto tra due partner sessuali” nda). Un giornale ha poi pubblicato tutte le registrazioni su internet.

Le cattive intenzioni sono una cosa, le cattive leggi sono un’altra. Un’ altra cosa che gli italiani tendono spesso a dimenticare é l’abituale calpestío dei diritti dei sospettati, e non, finiti sotto indagine. Le informazioni vengono selettivamente rilasciate ai  giornalisti prima che gli accusati finiscano sotto processo creando spesso un pregiudizio di colpevolezza che si prova poi difficile da invertire, sia nella corte di giustizia che nel pubblico pensiero. Un esempio é il caso di Amanda Knox, una studentessa americana, ed il suo compagno italiano Raffaele Sollecito, arrestati lo scorso anno per l’omicidio della compagna di appartamento della signorina Knox. Molto di quanto pubblicato prima del processo sulla coppia (sentito sia dagli avvocato che dai giudici) era irrilevante per quanto riguarda il caso. Ma ha fornito l’immagine di una giovane coppia a caccia emozioni estreme. Dato che le intercettazioni possono trapelare, cittadini incensurati possono trovarsi con i piú intimi segreti rilasciati ai giornali, in quanto registrati mentre parlavano con sospetti.

Alcune restrizioni proposte dal decreto sono considerate normali in altre nazioni. Proibiscono la pubblicazione dei dettagli di un’indagine fino all’arrivo dell’accusa, quando i giornalisti possono riportare un breve sommario (ma non le parole esatte) di un’intercettazione. Impedisce al pubblico ministero di rilasciare commenti sulle indagini che sta supervisionando e proibisce le registrazioni all’interno dell’aula del tribunale.

Ma l’Italia non é una nazione come le altre. E’ notoriamente corrotta, dunque politica e giustizia si sovrappongono. Ed i suoi indolenti procedimenti legali possono richiedere anni prima di raggiungere il rinvio a giudizio. Gli oppositori della legge in questione dibattono che la stessa avrebbe impedito a molti degli scandali -che hanno poi plasmato la politica italiana- di venire alla luce prima di diventare irrilevanti. Ma puó anche essere dibattuto che sia il PM che i giudici avrebbero avuto un salutare incentivo ad accelerare le cose.

Nel complesso sono invece meno discutibili le restrizioni che il ddl cerca di imporre alle investigazioni all’interno di una nazione nella quale la criminalitá organizzata abbonda. Le intercettazioni richiederanno infatti l’approvazione di un consiglio composto da tre giudici e diverrá illegale dopo 75 giorni (a meno che il magistrato non ottenga successive estensioni di 3 giorni in 3 giorni).
Il ddl esclude le indagini per mafia e per terrorismo. Ma come giá giudici, magistrati e persino sindacati conservatori della polizia hanno fatto notare, i grandi successi contro la la criminalitá organizzata vengono alla luce soltanto dopo lunghe, scrupolose indagini cominciate da attivitá piú mondane come il riciclaggio di denaro o lo strozzinaggio, che non sono peró escluse dalle restrizioni.

Un anziano magistrato anti mafia in Sicilia ha dichiarato che nessuno degli ultimi due ‘boss dei boss’ di Cosa Nostra sarebbe oggi in prigione se questa legge fosse stata in vigore all’epoca. Questo é un avvertimento che i legislatori italiani dovrebbero tenere piú in considerazione rispetto al diritto del signor Berlusconi di tenere la propria vita sessuale privata.

Articolo originale: http://www.economist.com/node/16335802?story_id=16335802

3 comments to Private Lives (The Economist – 10 Giugno 2010)