What’s your name?

Dopo due anni di permanenza nel regno delle patate ancora mi riesco a stupire nell’osservare il rapporto che gli inglesi hanno con i propri nomi. Ormai ho capito che per gli inglesi un nome proprio di persona ha la stessa rappresentanza che ha per noi un aggettivo dato ad un fiore: non é un dato di fatto ma é qualcosa che piú originalmente cambi e piú ti danno del poeta.
Pratica comune in territorio inglese é infatti modificare il proprio nome in ogni modo possibile ed immaginabile per farlo sempre piú “trendy” e “carino”: Giornalmente Andrew si presenterá chiamandosi Andy, Thomas sará Tommy, David sará Dave, James sará Jim, Stanley sará Stan, Michael sará Mike e cosí via fino ad entrare senza timore nel ridicolo con Joe che diventa Johnny o Ted che diventerá Teddy che oltre ad essere entrambi piú lunghi del nome originale in particolare quest’ultimo mi fa crescere i peli sul petto solo a pensarci.
Ma non sia mai che per risparmiare queste pantomime una famiglia battezzi il figlio direttamente con un nome abbreviato: No no, giammai, quando genitori scellerati osano chiamare il figlio “Johnny” questo si ribella ed improvvisamente si fa chiamare Skip o Dino o Kid o con un nome a preso a caso dal primo film di Gangster in passaggio su Channel 4. Se un nome non ha modi sufficientemente originali per essere sostituito solitamente si passa a violentare il cognome: Il signor Martin Delton si fará tranquillamente chiamare Del o Delly, mentre Neal Johnston si fará chiamare senza troppi complimenti John o Johnny. Insomma l’importante é fare di tutto per non mantenere il proprio nome di battesimo ed immagino che i genitori britannici diano deliberatamente nomi di estensione indefinita ai propri figli di modo da permettere loro di sfogare la propria fantasia.

La quintessenza del ridicolo come in tutte queste inutili puntiglierie é peró messa in atto dalle femminucce: sarebbe infatti vergognosamente facile accontentarsi di cambiare Melinda in Mel, Susan in Sue, Francesca in Fran e cosí via e vivere felici una vita “abbreviata”. No no, le adipose biondone fin dal primo giorno di scuola si prefissano come obiettivo primario della vita il cambiare anche il proprio cognome. Per fare questo é ovvio che si devono sposare, e qui entra in gioco la coda di pavone del maschio inglese: il cognome. Intere giornate vengono infatti passate dalle patatone britanniche a zebettare le une con le altre sui gradini dell’ingresso di casa ciucciandosi cosce di pollo fritto come fossero Calippi a Sharm El Sheik mentre decidono con chi suonerebbe bene sposarsi e con chi no, e su come potrebbe diventare il loro full name dopo il fatidico “sí” (Cosa che io non capiró mai e ringrazio il cielo di essere nato maschio perché credo che il mio cognome rappresenti la mia famiglia e non vedo niente di eccitante nel perderlo).
In tutta queste mangrovie di problemi il massimo del lusso comunque va alle coppie dello stesso sesso che possono decidere che cognome assumere, il che é un bene perché se il mio collega Isaac Norton si sposasse col fidanzato Philip Dick io mi tratterrei seriamente dall’ urlare il suo nuovo nome in mezzo all’ufficio.

Ad ogni modo per rendervi conto della serietá con la quale viene presa tutta la faccenda dei nomi propri dagli inglesi vi basti sapere che nella staff list aziendale é piú che normale trovare la colonna “favourite name” accanto alla voce “first name” (del tipo: First name “Patricia”, favourite name “Amanda”), e che ad una ragazza vengano aggiornati tutti i record aziendali compreso indirizzo email e firma in calce alle lettere ufficiali a seguito del matrimonio: quest’ultimo scatena naturalmente un vortice di misunderstandings burocratici senza fine dai quali tutti usciranno sorprendentemente allegri augurando un felice matrimonio alla novella sposa che comunque divorzierá dopo 3 mesi.

In tutto questo discorso come sempre calza a pennello una delle celebri figura di merda del sottoscritto: Recentemente la mia landlady (che specifico si chiama Elisabeth Demowbray) è passata in casa a ritirare la posta. Prendo al volo l’occasione per esprimere il mio disappunto su una questione casalinga utilizzando i miei toni come al solito leggiadri ed eleganti come una farfalla sui germogli in primavera: “Senta ma non si puó fare qualcosa per queste strapallose lettere che arrivano tutti i giorni per questa rincoionita Tam Giles che non vive neanche qua?” risposta della mia landlady “Ma veramente sono io”. …. Ah ecco.
Perché ovviamente lei non puó tenere il suo nome di nascita “Tamsin Giles”, no lei prima lo deve accorciare in Tam Giles, poi deve decidere che preferisce il secondo nome e farsi chiamare Elisabeth, Poi per non sbagliare farsi chiamare ET (forse le amiche la chiamavano “ET telefono casa”) Giles, ed infine Elisabeth Demowbray.
Ora, carissima testina di vitello: Mi spieghi che colpa ne ho io se hai più nomi tu di un’amministratrice delegata di un bordello cingalese?  .. io sto solo sperando che adesso non mi aumenti l’affitto!

10 comments to What’s your name?

  • aspirante emigrante

    anche in america è così! e anche in italia si sta diffondendo! molti “cosimo” al sud diventano “mimmo” da sempre

  • … e, fra parentesi, quella di cambiare cognome una volta sposate è un’inciviltà. E’ come cancellare la propria identità. Per non parlare del fatto che i figli prendono il cognome del padre. E dove sta scritto? Solo il 40% dei figli sono veramente figli dei loro padri secondo una recente statistica. Mentre la madre è sempre certa.

  • Quella dei soprannomi è anche un’abitudine italiana.
    Io comunque mi chiamo Emanuela e NESSUNO mi chiama così! Manuela e Manu sono all’ordine del giorno anche se sono nomi che ODIO! A questo punto preferisco emisquiz: è corto, ma almeno l’ho scelto io! :grr

  • 😀 hahah vero che le adolescenti passano giornate a discutere sul cognome da sposate.. per le piu brave poi si passa alle paturnie elevate al quadrato delle equazioni di secondo grado con variabili i nomi dei figli + cognome del padre.. così.. ma è bello che si divertano con poco.. tranne che poi l’alcool aiuta le adolescenti in questione sia ad accoppiarsi con cognomi qualunque che a “partorire” nuovi nomignoli 😀

  • graziano

    certo che sembrano esperienze vissute su marte.. ma come cazzo stanno messi? secondo me è colpa della thatcher :mhh che si sono ridotti a sto modo…

  • liliana

    Da quando sto qui il mio nome è stato modificato in: Liana, Lana,Jiana, e ho anche sentito Rihanna!!!!!!!!!!!!!!!! :lol

  • Un mio collega italiano aveva deciso con la fidanzata inglese di chiamare la figlia in arrivo Valentina…poi un giorno mi arriva tutto abbacchiato “che c’è?” “se chiamo mia figlia Valentina, gli inglesi la chiameranno Val….mi viene da vomitare!” hehehehhe cmq alla fine ha deciso di chiamarla Valentina e di insegnarle arti marziali fin da piccola per difendersi da chi si azzarderà a chiamarla Val 😀

    Per quanto riguarda i secondi nomi invece, pensa che ai nostri tempi, per evitare nomi lunghissimi di nonni, bisnonni ecc, l’anagrafe aveva cominciato a mettere una virgola dopo il primo nome; con questo cavillo il secondo nome non appariva sui documenti (visto che sulla carta d’identità dell’anteguerra che abbiamo noi cmq non ci stanno).
    Detto questo, a 18 anni ho fatto uno stage all’anagrafe della mia città, e ho deciso di dare una sbirciatina al mio certificato di nascita su ho trovato scritto: Lorena, Elisa.
    Elisa era il nome che aveva scelto per me mia madre prima che mia nonna, friulanissima, dicesse “ah che bello, cosi la chiamo Lisute”, e così era passata a Lorena (considerato che mia nonna poi mi chiamava Loli non so quale fosse il male minore….)
    Cmq quel giorno a pranzo ho esclamato “mamma ho un secondo nome!” e lei giustamente “ma quando mai!” “papà,tu ne sai qualcosa?” “mmmm…non saprei…non ricordo….” “ma papà, è sul certificato di nascita che TU hai compilato!” “eh…l’impiegata mi ha chiesto il nome e non ero sicuro quale dei due tua mamma aveva scelto!!!!” 😀

  • Mamma mia ma che usanze… io non mi vergogno del mio nome e nemmeno lo cambierei… poi sennò chissà che casino! Bye Bye Mr.Matthew Burton! 🙂

  • Ad ogni tuo nuovo post mi rendo conto sempre di più di quanto siano strani gli inglesi…