Il giardino delle rose

Come il figliol prodigo che a testa bassa rientra in casa del padre, sporco di divertimenti e lacrime, anche io mi inietto nuovamente nelle vene di questa città stipato in questo freddo treno che come una siringa silenziosa e letale chiude una parentesi che ha funto da purgatorio riflessivo e che lentamente mi riporta a questa realtà, quella alternativa, quella costruita, quella mia.
Del mio primo anno completato lontano da casa ho mille ricordi ed emozioni, ma solo ora mi rendo conto che per quanto avessi provato a tirare le somme niente avrebbe potuto essere più credibile, realistico, ed allo stesso tempo fatale di un ritorno a quella vita originale e caustica che durante le notti di ottimismo londinese poteva sembrare così sbiadita ed irreale ed invece vista dal vivo ha la forza di essere così vera da far sembrare i miei ultimi 12 mesi di vita un sogno fugace vissuto tra i banchi di scuola durante un cambio dell’ora. Ora davvero mi guardo e mi riesce di tirare le somme.
A tratti ci penso e mi riesco addirittura ad illudere di avere vissuto queste due vite separate l’una dall’altra, vissute su due binari indipendenti ma allo stesso tempo legate da ingranaggi mossi da un misterioso fattore temporale, che insondabilmente pare possedere il potere di lasciar appassire rose innaffiate con minuziosa cura per più di 10 anni e far invece fiorire rigogliosamente meravigliose edere precedentemente scambiate per sterpaglie e magari seguite con la passione dell’occasionalità.
Del 2007 ho così inaspettatamente imparato la lezione più importante proprio in chiusura: che si cambia, si cambia inesorabilmente e nessuno al mondo è capace di fermare questo processo, siamo esseri che costantemente ci approcciamo a così tante diverse persone e viviamo così tante esperienze che ogni azione causerà sicuramente una conseguenza tanto impercettibile quanto indelebile, io stesso cerco quindi di non stupirmi se di azioni compiute un anno fa riesco ad imparare qualcosa ancora oggi, o se ancora peggio riesco a restare calmo e non reagire di fronte alla monumentale stupidità di chi ha il coraggio di offendermi pubblicamente con accuse di vergognosi atti dei quali è palese a tutti la mia estraneità, è quel che resta del mio giardino di rose appassite che oggi è accarezzato con pietà da una malinconica stretta di edere rampicanti..così forti e verdi da dare un tono così caloroso a tutto quello che una volta era così delicato, e così ho esitato dall’interferire, curioso di fronte a questo miracolo naturale che è l’evoluzione della vita .. ora il mio giardino è cambiato così tanto, ma allo stesso tempo è così in pace con se stesso, così vero, che per segno di rispetto verso l’indipendenza di queste piante ho deciso di lasciarlo così, cambierà anche lui come sono cambiato io.
Cambiando poi si affronta inevitabilmente un nuovo terreno di errori precedentemente ignorati, si accetta inconsciamente la possibilità di dover pagare con le scuse gli errori riparabili e con le lacrime quelli irreparabili, ma ahimè se non cambiamo come possiamo crescere, come possiamo migliorare? E’ un rischio che tutti noi corriamo ogni giorno senza nemmeno rendercene conto, tranne i pochi stupidi che non hanno coscienza di saperli accettare e crescerci sopra, forse per paura di sembrare fragile agli occhi della gente. Sì la gente. La gente che mormora, la gente che parla, la gente che giudica.
La gente dice un sacco di cose, ama giudicare le vite degli altri tentando disperatamente di mallearle secondo i propri binari di cui sono assolutamente succubi.
Ho visto persone che si lasciano malleare, convinti che la loro metodologia di vedere e intendere la vita sia meno corretta, se quella che viene imposta dagli altri viene presentata con la corretta convinzione e con i giusti esempi. Ho visto anche quelli che non hanno una propria idea di intendere il mondo, e anzi non fanno altro che aspettare consigli o addirittura imposizioni su come comportarsi e come giudicare la vita, di modo che la colpa per una delusione o per una errata valutazione su una questione importante possa essere ripulita addosso ad un capro espiatorio.
La verità è una sola, ed innegabile: La gente cambia. Continuamente. Il carattere, la visione del mondo, la metodologia di giudizio, il comportamento, tutto viene lentamente e costantemente rielaborato in base alle nostre emozioni, agli eventi, alle persone che ci circondano.. tutti cambiamo, consciamente ed inconsciamente, persino le persone più orgogliose, quelle che non ammettono e non accettano di sentirsi cambiate. E’ questo fattore di totale ed impercettibile cambiamento che scatena imprevedibilità negli altri. Imprevedibilità che minaccia i rapporti sociali, perchè l’imprevedibilità è la nemica della sicurezza. E tutti vogliamo sentirci al sicuro.
Di questo 2007 mi resta dunque questo: un giardino di rose senz’acqua, stanche pietre rinverdite da solide edere, una finestra sporca su di un mondo incerto che si evolve senza di me ma che seguo con curiosità, certo secondo una inspiegabile equazione che si sta rendendo più simile a me, meno delicato e meno colorato, ma allo stesso tempo più forte e verde.
E qui concludo questo discorso di realizzazione a cavallo tra due anni, augurando a chiunque abbia avuto la pazienza di arrivare fino a qua un meraviglioso 2008, che il vostro giardino prenda la vita che gli volete dare.

Matteo.

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