Agosto 2006

27 August
I bivi della vita
Nella vita di ognuno di noi si presenta prima o poi quello che chiamiamo bivio, ossia ci troviamo a dover scegliere qualcosa che cambierà tutto per sempre, qualunque decisione prendiamo. Pensate a una richiesta di matrimonio, a una proposta lavorativa importante, all’acquisto di una casa con megamutuo in allegato, all’avventurarsi in un viaggio dal tempo indefinito, all’avviare un’attività in proprio..
Recentemente sono stato chiamato a rapporto dal mio capo supremo. Mai successo. Temevo un po’ la cosa (o forse no), ma a dire il vero mi sono volutamente lanciato nel suo ufficio ancor prima di pensare a cosa potesse esserci in gioco, tanto per non cadere in macchinazioni e supposizione personali che poi puntualmente si rivelano errate. Per farla breve il boss mi ha chiamato nel suo ufficio per farmi venire a sapere che l’azienda apprezza seriamente il mio modo di lavorare, che i miei superiori sono soddisfatti di me, che sono una persona responsabile, che me la cavo da solo più che egregiamente, e che tutti quanti sarebbero felici se io accettassi di diventare capo-commessa, ruolo di alta responsabilità all’interno dell’ufficio, e pertanto di legarmi all’azienda per un periodo indeterminato (ma comunque direttamente proporzionale alla loro felicità ed in ogni caso non inferiore all’anno). Caspita. A dire il vero il mio contratto era in scadenza di lì ad un mese, e da tempo mi si iniettava periodicamente nel cervello l’idea di trasferirmi all’estero per qualche mese a lavorare (si sa come funzionano le cose nel cervello di un disadattato: oggi sei qui ma vorresti essere la, domani sei là ma vorresti essere lì, senza contare di cosa vuol dire sentirsi anestetizzato in una società dalla mentalità che non ti appartiene e che ti sforzi di capire, per poi sentire di averla capita ed essere pronto a combatterla armato di avantiopopolo e chimiamamisegua.. o a fare le valigie) ma dopo una proposta del genere, chi non accetterebbe? Insomma ricapitoliamo: Posto di lavoro vicinissimo a casa, un regno di anarchia totale dove ognuno è libero di bere caffè a tradimento da mattina a sera, uno stipendio più che dignitoso, un ruolo di importanza, gente simpatica per quanto possibile, totale assenza di oppressione da parte dei capi, orari più flessibili di Carla Fracci nel fiore della giovinezza .. insomma un sogno che si realizza, il paradiso eterno lavorativo, il relax del cuore e della mente partendo da qui a più infinito. Soltanto un imbecille rifiuterebbe questa proposta.
23 August
Agosto, Firenze mia non ti conosco
Di ritorno da una afosissima Firenze, devo dire che mi ritengo parzialmente insoddisfatto.
Firenze è grande, Firenze è storica, Firenze è arte. Firenze è anche afosa, carissima, e malgestita.
Già nella mia prima visita a Roma ricordo di essere tornato a casa non dico schifato, ma parzialmente deluso, da una metropolitana assolutamente approssimativa, da una compagnia che non aveva fatto altro che farmi passare da una chiesa all’altra, da un tempo artico, da troppi edifici in ristrutturazione, mentre la seconda volta gestitomi per conto mio, e consapevole delle esperienze maturate, ho passato una delle vacanze più divertenti e libere delle mia vita, in una città che ora definisco veramente fantastica (le maniche corte a novembre sono anche qualcosa che fa guadagnare parecchi punti, quando a casa propria c’è la neve).
Firenze forse rientra in questo tipo di esperienza, al turista sprovveduto risulta una grande massa di edifici storici, condita da costosissimi musei nei quali per entrare bisogna sottoporsi ad estenuantui code, per non parlare dei 5 euro di rappresentanza da consegnare ad ogni porta che si oltrepassa, che sia di chiesa, di museo o di bagno pubblico poco importa. Poi gente che a differenza di noi egoisti bergamaschi ama inserirsi nei discorsi altrui quando meno te lo aspetti, sparando indignazione da tutti i pori quando vengono a sapere che hai rinunciato ad entrare agli uffizi dopo aver visto la coda chilometrica, e spingendoti verso mostre semisconosciute che solo loro trovano imperdibili ma che a te suonano insipide come una canzone coverizzata degli anni 30. Pure un’atmosfera di "delicata stabilità" nella mia compagnia, e un paio di avvenimenti saltati fuori e incassati non proprio con grande gioia, hanno contribuito a portare in me un’aria di preoccupazione, mista ad un pizzico di malinconia, tutto immerso in un’aria di "Vai te che vengo anch’io" che ha lasciato un po’ il tempo che ha trovato (sensazione rispecchiata benissimo dalla foto che ho scattato nel cimitero inglese, riportata sotto). Beh Firenze è comunque Firenze, l’ho vista, l’ho vissuta, l’ho fotografata, l’ho nella mente e l’ho nel cuore (e voi invece l’avete nell’album). Io lo so, che Firenze sarà per me come Roma, la prossima volta che la visiterò sarà con un clima mite, affollata da meno turisti, con alla mano un biglietto per gli uffizi acquistato online il giorno prima, emotivamente ed economicamente stabile, e sopratutto con ben chiaro in mente cosa NON visitare.
14 August
Tutti al mare! (quasi)
Siamo nel pieno di un’estate che in molti definiscono strana, e allo stesso tempo uguale a tutte le altre. La guerra tra Israele e Libano, un padre pakistano che uccide la figlia, il terrorismo psicologico dei media, il tempo ballerino, gli italiani che spendono un sacco per andare in ferie..
Dai diciamoci la verità è sempre la solita fuffa. Le guerre ci sono sempre, la gente crepa sempre, il tempo non va mai bene comunque , gli italiani anche con 3000 stangate e 4000 manovre e manovrine ogni anno al mare ci vanno lo stesso. E’ una sorta di fine anno, questo mese di totale niente, di vuoto totale che poi anticipa il rientro e il riavvio di tutto quello che ci separa dall’arrivo della prossima estate, quando le città si svuoteranno ancora una volta. Mi pare anche giusto in un mondo che se ne frega di tutto tutto l’anno, sganciarsi dalla realtà del mondo esterno almeno per una settimana. In questo dolce far niente io come me la passo? Beh, se non dormo mangio il gelato, e se non mangio il gelato è perchè dormo, e questo è quello che una vacanza dovrebbe essere dal mio punto di vista, non colonna in autostrada, lotta per il lettino, camminata spaccagambe sul lungomare sotto al solleone, fila in piedi per mangiare… Io la vedo così. Nonostante questo, sarebbe uno spreco far passare infruttuosa queste settimana "libera", specie per me che sono disadattato e giramondo, pertanto dopo questi più-che-sufficienti 4 giorni di relax, venerdi, mentre voi tutti sarete al mare a cuocere sotto un modico sole a 40°C, mi appresterò a visitare per la prima volta la fantastica Firenze, per i miei restanti 3 giorni di ferie, e al mio ritorno vi proporrò un book fotografico degno di nome, sperando che il caldo torrido non mi tolga l’ispirazione, o l’hotel che abbinava spero per coincidenza fortuita il logo "prezzi bassissimi" accoppiata alla scritta "Gay-friendly", d’altronde nel nostro gruppo di 4 persone c’è la Michela che siamo pronti a far passare come "la ragazza di tutti" pur di tutelare la nostra inculumità (scusate l’errore ortografico). Intanto auguro a tutti voi di passare delle buone, e possibilmente rilassanti ferie, poi ci leggeremo. Anzi se volete lasciarmi un commento su come avete passato o passerete le ferie mi potrebbe fare solo piacere. A presto!
08 August
Oro nero & Oro rosso
Sono sconcertato, ed è impossibile non esserlo, riguardo al sempre più ascendente prezzo del petrolio.
Le risorse petrolifere mondiali stanno per esaurirsi, e più queste si riducono, più i potenti del mondo sono pronti a versare del sangue per averne di nuove, spietatamente e masherandosi con scuse sempre più ridicole, ma delle quali a nessuno interessa niente, nessuno compresi noi, che del petrolio abbiamo bisogno. L’intera società mondiale (società, quella non sottosviluppata) si basa sul petrolio, e più un paese si sviluppa più ha bisogno di petrolio. Dal 1999 al 2004 il prezzo del petrolio è aumentato di più del 60%, gli analisti dicono per colpa di Cina e Venezuela che insieme a noi si contendono l’oro nero, permettendo alle compagnie petrolifere di "marciare" sui prezzi (perchè indipendentemente da quello che dicono le leggi di mercato, al giorno d’oggi se la domanda aumenta, aumenta pure il prezzo). Poi certo si aggiunge la fantastica guerra in Iraq che non fa altro che rendere la produzione di uno dei paesi più ricchi di petrolio instabile e rischiosa. Uno scemo come me sentendo gli analisti potrebbe chiedere <> la risposta che mi dò è SI, e l’America lo sa. Nella mia ingenuità quindi mi viene da pensare che che come il più semplice dei bambini, l’America ha ben pensato che se una caramella costa troppo la si ruba, e ora la caramella costa il doppio e l’America paga e fa pagare a tutti noi i prezzi della sua azione. Ma a questo punto mi domando: perchè l’America non accetta la sconfitta? Perchè non abbandona l’Iraq e paga il petrolio come farebbe ogni essere umano intelligente? Per orgoglio? Forse no. Troppo semplice. Dopo tutto l’America non sarebbe diventata quello che è per il solo orgoglio. Cominciamo a ragionare. Basta spulciare un po’ nei conti delle aziende petrolifere. Le tre principali aziende petrolifere Americane dal 2004 in poi hanno incassato almeno 10 MILIARDI DI DOLLARI in più all’anno, e la produzione del petrolio NON E’ MAI DIMINUITA, ma anzi è aumentata sempre più fino ai recenti 85 MILIONI DI BARILI AL GIORNO. L’America non sarebbe il paese che è se non riuscisse a guadagnare da ogni minuscolo aspetto delle sue azioni. L’aumento del prezzo del petrolio è dato anche dalla guerra, dicevamo..bene, chi ricava denaro dalle vendita della armi? L’America. Chi ricava denaro dall’invio delle navi e degli aerei di aiuti umanitari (Che tra l’altro vanno a petrolio)? L’America. Qualunque cosa succeda in Iraq, l’America guadagna, per questo la situazione non deve cambiare, ed è per questo che l’America non ritira le truppe, è un’ autentica festa della cuccagna. Sulla pellaccia di tanti poveri deficienti che crepano, e sull’ignoranza di tantissimi altri che guardano e pagano per lo spettacolo. Come dicevo, inizialmente credevo che tutta la guerra fosse stata scatenata dalla avida ricerca dell’oro nero, ma ora che abbiamo svuotato da un bel po’ il 50% delle risorse naturali mondiali e la popolazione comincia a preoccuparsi per l’aumento (non dei morti, di quelli chi se ne frega, intendo aumento dei costi di trasporti e riscaldamento) l’America ha "tranquillizzato" tutti dichiarando che da anni accumula riserve di CENTOMILA BARILI AL GIORNO e che ancora non c’è bisogno di attingerne le mani. Centomila barili al giorno moltiplicati per anni e anni significa volare sulle automobili a idrogeno molto prima di essere arrivati a metà delle riserve di petrolio. Cosa che tra partentesi potremmo già fare, se l’America non avesse affogato ogni ricerca inerente, e indipendente.
E’ così che realizzo che è inutile, siamo tutti nel giro, continueremo a pagare per la malattia e per la cura della malattia, per il male e per la cura del male, per l’oro nero e per l’oro rosso. Tra l’altro quest’ultimo vale anche molto di meno.
PS: Tutti i dati dell’articolo sono reperiti da http://www.ibrp.org/
02 August
Felicità
Non è facile guardarsi e realizzare se quello che abbiamo è la vera felicità o quel surrogato che si definisce accontentarsi. A volte crediamo di essere felici e non lo siamo, magari non ci rendiamo conto che ci stiamo invece accontentando per fare felice qualun’altro. A volte invece una finta infelicità è in realtà felicità, la noia è serenità, in pochi si rendono conto di quanto hanno bisogno di qualcosa quando ce l’hanno sempre sotto gli occhi, la maggior parte delle gente ha bisogno che gli venga tolta perchè questo accada. E’ per questo che è dura realizzare tutte queste cose, normalmente, perchè non ce le viene a dire nessuno, non lo si legge da nessuna parte, non esiste una comunicazione ufficiale, ognuno valuta e pesa il valore della propria vita e della propria felicità in base a unità di misura e punti di riferimento assolutamente soggettivi e anche abbastanza volatili. Non chiederselo non significa necessariamente non avere questi problemi, e chiederselo non significa necessariamente averli. Molti si rassegnano alla vita che non vogliono chinando il capo sotto un’etichetta che recita "non ci posso fare niente", ed etichettando allo stesso modo tutto ciò che viene come "è la mia vita". Un modo perfetto per sentirsi a posto con la coscienza e lamentarsi di tutto allo stesso tempo. Come il buon Verga diceva "non siamo altro che cozze attaccate al molo su cui la vita ci ha fatto nascere". Ci sono poi quelli che all’opposto mettono in gioco tutto, e partono per spedizioni epocali o dichiaratamente utopiche, alla ricerca della pentola d’oro in fondo all’arcobaleno, senza rendersi conto che dell’oro comunque non saprebbero che farsene, ma a loro non interessa tale è la convinzione di essere alla ricerca di quello. Felicità è avviare un mutuo ventennale con la persona chi si ama, felicità è mollare tutto quello che si ha e comprare un bar a Cuba. Ho visto entrambe le cose ed in entrambi i casi sono certo di aver visto felicità.
Oggi mi sono domandato se esiste un segreto per la felicità, ma mi sembra di capire che non è uno, non è unico, il segreto della felicità sono tante cose, è tutto e non è niente, è di uno ed è di tutti, è invisibile eppure è chiarissimo, è un percorso che ripassa dal via talmente tante volte che non si capisce neanche se si sia mossa o meno, è un’inseguimento che non finisce mai. Forse la felicità è il convincersi di averla già raggiunta, o forse è racchiusa proprio nello stesso gesto dell’ inseguirla …

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