La Sindrome di Peter Pan

05 marzo

La sindrome di Peter Pan

La sindrome di Peter Pan è universalmente riconosciuta come il rifiuto dell’adulto di sottoporsi alle responsabilità che la società presenta, di sfuggire alle paure dell’età adulta, per motivi che variano ogni volta, in base alla persona che presenta la sindrome in questione.
Ci sono persone che non vedono l’ora di crescere, di maturare, di fare tutte quelle cose che solo i grandi possono fare, e sono felici di farsi carico delle responsabilità dell’età adulta in quanto ciò li fa sentire importanti. Ci sono persone che ricevono l’età adulta come un "passaggio obbligato" e pertanto passano la vita con serenità, a volte con rassegnazione, accettando i propri doveri e voltandosi con un amaro sorriso a ricordare la loro tenera età. Ci sono persone che invece non sono fatte per l’età adulta, e semplicemente si rifiutano di crescere, di affrontare tutte le responsabilità che sono comuni a tutti gli adulti, e che spaventano così tanto. Queste persone non sono meno intelligenti, o meno capaci, ma semplicemente hanno paura. Paura di crescere. E’ evidente che la rosa delle casistiche di quest’ultima categoria possa essere ampia oltre ogni dire, poichè shock e traumi possono modificare il modo di pensare delle persone per sempre (lo stesso peter pan di J.M.Barrie è un personaggio triste e depresso, che fugge poichè abbandonato da sua madre… a differenza del personaggio orgoglioso spensierato che ci ha consegnato mamma Disney). Un aspetto che accade spesso e che però non capisco e non accetto, sono le persone "adulte" e "complete" che rinnegano i passi che hanno compiuto per diventare tali, i passaggi che li hanno portati ad essere quello che sono, e che si atteggiano come se l’età dell’infantilismo fosse una malattia dalla quale si è guariti. Queste persone rinnegano la loro strada, rinnegano quelle cose che una volta rappresentavano la loro felicità, ed etichettano come "infantili" tutte le persone che a differenza di loro riconoscono e non si vergognano di ammettere come erano, seppur con il sorriso sulle labbra. Io non mi vergogno di rientrare tra queste persone, tra le persone che nel pieno del caos dell’età adulta trovano il tempo di fermarsi, di voltarsi indietro, e di sorridere ricordando tutta la strada percorsa fino a qua e di essere grati verso le persone che nel nostro passato ci hanno saputo rendere felici, anche solo per un attimo.
Perciò, allo stesso modo, posso dire che è stato un onore e un dovere sabato scorso potermi fermare davanti ad una persona speciale a dire di cuore "grazie".
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