Marzo 2006

26 March
I nuovi miti
Quando si è piccoli, è facile e quasi naturale trovare una persona che diventi un nostro mito, un nostro idolo, un nostro eroe. Costruiamo le nostre certezze intorno all’immagine di persone che ci fanno sentire sicure, e che rappresentano quello che noi vorremmo essere da grandi. Così cominciamo ad idolizzare i nostri genitori, i personaggi dei nostri cartoni animati preferiti, i protagonisti di una fiaba. E’ bello e ci fa sentire al sicuro.
Crescendo poi scopriamo la musica, i libri, frequentiamo compagnie di ragazzi come noi, e così cominciamo ad idolizzare coloro che ai nostri occhi sono persone realizzate, o più realizzate di noi: un cantante, uno scrittore, un regista, o più semplicemente il nostro compagno di classe bullo e sicuro di sè, che della vita ha capito tutto e sa come ottenere quello che vuole. Nel frattempo la vita comincia a regalarci le prime esperienze personali, quelle serie, quelle che ci aiutano a crescere sulla nostra pelle e sui nostri sbagli, che ci danno l’occasione di imparare, e di essere qualcosa che decidiamo di essere spontaneamente, smettendo di cercare di assomigliare a qualcuno. si comincia a maturare. Comincia a questo punto una fase di "assestamento", che teniamo per tutta la vita, dove ognuno valuta in pesi diversi quelli che sono i propri riferimenti. C’è chi idealizza qualcuno che è riuscito a fare fisicamente qualcosa di particolare, chi qualcuno che esprime arte nella quale si sente identificato, chi qualcuno che possiede innate abilità carismatiche, o di comando, chi qualcuno che è stato in grado di realizzarsi lavorativamente … ci sono infinite classi e tipi di persone. Secondo me effettivamente ogni persona che incontriamo lungo la strada possiede qualcosa che ci può far crescere, il solo condividere esperienza è già crescere. Da questo deduco una realtà: anche gli antieroi sono eroi, per osare fare ciò che gli eroi non fanno, e che magari segretamente sognano. Oggi questi sono quelli più in vista, quelli che hanno più spazio, non è forse così? Ditemi: Vanno ancora di moda gli eroi oggi? Chi sono gli eroi oggi? Riconosciamo ancora i modelli nei quali vogliamo identificarci? E’ questo che ho realizzato qualche giorno fa, giocando ad Halo 2 con i miei amici in coppia-contro-coppia: nessuno vuole più fare la parte del buono.
21 March
Insensitive
Mi trovo spesso a girare intorno al mio radicato cinismo. Cominciamo a dare delle colpe, e diciamo una sacrosanta verità: I giovani di oggi sono desensibilizzati. Innegabile. E per forza, con tutto quello che passano i telegiornali nella nostra generazione, ci sarebbe da stupirsi del contrario. In media una volta a settimana, a cena davanti al TG, mia mamma attacca il solito disco: <>. Qual’è il punto? Che secondo me (prego gli "anziani" di correggermi) i delitti ci sono sempre stati, la gente si è sempre ammazzata, ma forse prima non se ne parlava così tanto. Ora ci sono i telegiornali che vogliono a tutti i costi fare scandalo, modificando le notizie al limite del possibile per renderle l’omicidio il più truce e barbaro possibile ai nostri occhi. Qual’è il risultato? I giovani si desensibilizzano, diventa ordinaria amministrazione. Se poi c’è gente come me che riesce a ridere sulla cronaca siamo messi davvero male. Inutile girarci intorno, parlo di quello che è diventato il mio varietà preferito: "Studio Aperto". Notizia tipica: Un bambino di 3 mesi viene picchiato dai genitori. Il TG5 riporta la notizia: <>. E ora lo stesso fatto secondo Studio Aperto <>. Mia mamma si vergognava di me sentendomi ridere su questa notizia… Forse lei alla mattina non fa colazione con pane e cinismo come il sottoscritto, o forse non ha il bisogno di ridere che invece ho io. O forse non legge le sue disavventure sul blog del figlio .
Citiamo altri casi comici, ricordate quella di "Acquabomber" che iniettava ammoniaca nelle bottiglie di acqua del supermercato? Una bottiglia "inquinata" era stata scoperta da una mamma che stava allattando il bebè; Studio Aperto: <>. Il TG5 la sera dopo mostra l’intervista alla madre, che contenta come una bambina al luna park commenta:<>. Fantastico!!
Oppure quando c’era l’infermiera accusata di somministrare veleno ai pazienti, come dimenticare il servizio storico di Studio Aperto con la carrellata in apertura lungo la corsia e la frase ad effetto <>. Io mi sbellicavo dalla risate, pensando a Kubick che in shining non era riuscito a fare tanto ed in quel momento si stava probabilmente rivoltando nella tomba. Chiaramente tutti sanno che Studio Aperto resta in piedi solo perchè c’è Silvia Vada, che è la colonna portante del giornalismo italiano (Nonchè non a caso oggetto del mio primo intervento in assoluto sul blog). Con lei le notizie di truce cronaca acquistano tutto un altro sapore (e spesso un altro movente, un altra arma, o un altra vittima, ma tant’è). Se oggi oltre che cinico e disadattato sono anche desensibilizzato è anche colpa sua, ma prima che la mia fan esagitata numero uno mi dica con la sua latrinica voce "Ma guarda che se una cosa non ti interessa basta che non la guardi" voglio dire che io Silvia Vada la ringazio!! Non posso non ringraziarla per tutti i bei momenti che mi hai regalato! Il servizio numero uno di Silvia Vada resterà sempre quello di "Vasco Rossi saluta il suo fan", riguardo l’episodio in cui un ragazzo in coma perdeva la vita in ospedale (RTL diceva che il coma era avvenuto mentre andava al concerto, la Cesara sosteneva con certezza che il coma era avvenuto mentre tornavano a casa, e per non andare a litigare, Silvia Vada ha giustamente detto che era avvenuto mentre il ragazzo era al concerto), e al secondo posto "Giuliana Sgrena torna a casa", dove Silvia abbracciava la madre e le chiedeva di piangere per la diretta. Non ne abbiano a male i sensibili ed i puri di cuore, o i soggetti dei servizi in questione i cui drammi vengono usati come fenomeni da baraccone, Studio Aperto è l’antitesi del giornalismo, ma anche la sintesi di una finestra di allegria in una stanza triste, dopo che il cervello non filtra più le storie come eventi (per quelli ci sono i telegiorali veri). Questa è desensibilizzazione. Coscente. Paradossalmente mi spiace pensare che i ragazzi (di cui come Mario Giordano ha statisticamente dimostrato, la maggioranza guarda il suo TG) osservino la cosa invece con serietà, come un compito da fare aspettando che arrivati al tredicesimo minuto dall’inizio del telegiornale, al termine del servizio in Iraq, puntuale arrivi l’annuncio <> (notizia annunciata veramente). Forse la desensibilizzazione è il prezzo da pagare per attirare i giovani ai fatti di attualità che ci riguardano
… o forse lo è ascoltare cosa ha da dire Aida Iespica, chi lo sa.
16 March
Le disavventure della Signora Giovanna – The "Da Giovanna" code
L’altro giorno, mentre mi trovavo come al solito impegnato in operazioni di anti-spionaggio ed hackering vario davanti al mio PC, noto che si infiltra in camera mia mia mamma, silenziosa e letale come farebbe un nucleo antisofisticazioni che ha appena ricevuto una preziosa soffiata due minuti prima. Capisco immediatamente che ha bisogno di informazioni scottanti.
<> (Tradotto => Vedi di darmi una risposta precisa, o la pagherai cara)
<>
<> Io ci penso, ci ripenso, e alla fine rispondo <>.
<>
<>
Mia mamma a questo punto svela l’arcano <>. Io <>. Mia mamma, a questo punto si rassegna <>.
Fa per uscire, poi si ferma un attimo. Si volta verso di me e riattacca il discorso <>.
Io (che ho poca pazienza) <>
<>.
<>
<> e tutta euforica come una vecchia che va a giocare alla tombola, se ne esce dalla mia stanza (finalmente aggiungo io).
Il giorno dopo, rientro in casa alla sera e la trovo tutta intenta a spadellare in cucina (che è un bruttissimo segno).
<>
La risposta arriva fulminea <> (E’ chiaro che quando c’è un guaio in ballo, la colpa è mia)
Perplesso cerco di indagare <>
Mia mamma <>
La perplessione aumenta <>
Il messaggio di mia mamma:
<>
Brava mamma, sei geniale, così suo marito di certo non ha pensato che andavate a prendere il regalo a lui!
11 March
Un serio improperio
Cassazione: Dire <> non è reato. La Suprema Corte proscioglie definitivamente una donna di Firenze che aveva insultato un collega di colore.
Dope aver letto/sentito la notizia succitata, che mi ha riportato alla mente tutta la tristezza del genere umano per la triste comunità di utilizzare del razzismo per offendere, ma anche per i giornali che non aspettano altro che sentenze come questa, o come questa, per creare etichette da sbattere nella pagina della cronaca (e da usare per far credere agli italiani che ciò che non è più vietato è obbligatorio) ho deciso di creare l’angolo più bon ton del blog del moderno disadattato. Non è tutto più bohemien intorno a voi? Non sentite già odore di rose? Bene, dunque oggi spero di fare del bene parlando di un argomento interessante e utile a tutti, e spesso sottovalutato nel momento del bisogno: l’affondo morale, l’ingiura, l’offesa. Quando si deve offendere qualcuno, sia direttamente che confabulando con terzi, bisogna fare molta attenzione ai termini che si utilizzano, poichè prima di tutto se siamo volgari rischiamo di essere giudicati come persone rozze e ignoranti, e secondo, il modo migliore per offendere qualcuno è farlo con il sorriso sulle labbra, specie se direttamente, senza essere svilenti con termini da bovari, che fanno cascare le braccia. Siccome in questo campo sono un pozzo, ho deciso di spolverarvi di conoscenza che, ne sono certo, prima o poi tornerà utile a tutti voi, e tornerete a ringraziarmi .
Prima di tutto, donne, smettete di darvi delle "puttane" "mignotte" e "zoccole" che è poco elegante e molto buzzurro, ed invece usate la finezza stilistica di termini come "femmina di conio", "femmina di partito", "etera", "girella" ecc. Poi c’è il mio preferito che ora vi illustro: provate a mettere "ma guarda quella puttana!" in confronto ad un bel "ma che allegra meretrice!". Non c’è proprio paragone, e sapete di lasciare sempre il segno!
Per essere altrettanto incisivi, ma un pochino più elaborati, di una donna si può dire che "indossa vestiti decisamente zoccolosi" per indicare l’eccessiva facilità di costume, strizzando l’occhio ad un accento giovanile. Oppure una ragazza sovrappeso e non di bella presenza, si può sottolineare con un bel "ma guarda che sbudra!" o "che razza di tracagnotta!" e se oltre che sovrappeso veste anche aderente allora si adatta ad un "ma guarda un po’ che zarra!". Se una ragazza ha esagerato mettendo in mostra il proprio seno invece non c’è bisogno di essere volgari con stupide battute sul seno, ma si può dire "già che c’eri potevi mettere anche i gerani!".
Nel campo maschile c’è solo l’imbarazzo della scelta, e di solito ogni "anatema" nel quale ci si lancia conduce elegantemente ad una illazione nel campo della disunzione sessuale, o del suo orientamento (che nel 2006 è ancora usato con l’intesa di offendere) e spesso la mancanza in inventiva conduce ad una fin troppo scontata retorica. Provate a sostituire "ciccione" "grasso" e "obeso" con "manzo" "vitello" e "bue", vedrete quanto colore porterete nella discussione! E se il ragazzo in questione veste eccessivamente vistoso, etichettatelo pure come un "paìno", e se ha una felpa rosa della baci e abbracci chiamatelo pure "lobotomizzato" per la sua originalità nello scegliere i capi. E … se proprio non resistete alla tentazione di usare riferimenti all’orientamento sessuale, almeno usate lo stile, usate termini come "tumiami" "gaio" "invertito" invece dei soliti termini volgari stra-abusati che tutti conoscono.
Soprattutto ricordatevi che quando decidete di usare la volgarità abbassate sempre il livello della discussione e della vostra immagine, e quando fate paragoni con lo scopo di offendere ricordatevi che: 1) Le prostitute sono persone sincere, e mettono subito tutto in chiaro, a differenza delle ragazze con le quali di solito le si paragona. 2) Paragonare un’elemento di "massa" ad un "diverso non per scelta" dal mio punto di vista dimostra che l’ignoranza di chi fa il paragone è peggio della diversità del suo oggetto di offesa. 3) Manifestare razzismo a scopo offensivo (c’è un discorso a parte sul manifestare razzismo a scopo di "intrattenimento" ) limita i rapporti sociali alla stretta cerchia di altre persone razziste, cosa che chude ogni tipo di crescita. Per quanto al razzista questo non interessi.
05 March
La sindrome di Peter Pan
La sindrome di peter pan è universalmente riconosciuta come il rifiuto dell’adulto di sottoporsi alle responsabilità che la società presenta, di sfuggire alle paure dell’età adulta, per motivi che variano ogni volta, in base alla persona che presenta la sindrome in questione.
Ci sono persone che non vedono l’ora di crescere, di maturare, di fare tutte quelle cose che solo i grandi possono fare, e sono felici di farsi carico delle responsabilità dell’età adulta in quanto ciò li fa sentire importanti. Ci sono persone che ricevono l’età adulta come un "passaggio obbligato" e pertanto passano la vita con serenità, a volte con rassegnazione, accettando i propri doveri e voltandosi con un amaro sorriso a ricordare la loro tenera età. Ci sono persone che invece non sono fatte per l’età adulta, e semplicemente si rifiutano di crescere, di affrontare tutte le responsabilità che sono comuni a tutti gli adulti, e che spaventano così tanto. Queste persone non sono meno intelligenti, o meno capaci, ma semplicemente hanno paura. Paura di crescere. E’ evidente che la rosa delle casistiche di quest’ultima categoria possa essere ampia oltre ogni dire, poichè shock e traumi possono modificare il modo di pensare delle persone per sempre (lo stesso peter pan di J.M.Barrie è un personaggio triste e depresso, che fugge poichè abbandonato da sua madre… a differenza del personaggio orgoglioso spensierato che ci ha consegnato mamma Disney). Un aspetto che accade spesso e che però non capisco e non accetto, sono le persone "adulte" e "complete" che rinnegano i passi che hanno compiuto per diventare tali, i passaggi che li hanno portati ad essere quello che sono, e che si atteggiano come se l’età dell’infantilismo fosse una malattia dalla quale si è guariti. Queste persone rinnegano la loro strada, rinnegano quelle cose che una volta rappresentavano la loro felicità, ed etichettano come "infantili" tutte le persone che a differenza di loro riconoscono e non si vergognano di ammettere come erano, seppur con il sorriso sulle labbra. Io non mi vergogno di rientrare tra queste persone, tra le persone che nel pieno del caos dell’età adulta trovano il tempo di fermarsi, di voltarsi indietro, e di sorridere ricordando tutta la strada percorsa fino a qua e di essere grati verso le persone che nel nostro passato ci hanno saputo rendere felici, anche solo per un attimo.
Perciò, allo stesso modo, posso dire che è stato un onore e un dovere sabato scorso potermi fermare davanti ad una persona speciale a dire di cuore "grazie".
01 March
Dengh iu!
Mi viene da ridere quando sento i telegiornali che modificano le notizie a proprio piacere per far credere al telespettatore di avere una ragione per essere orgoglioso del proprio paese. Oggi Berlusca è stato ospite del congresso americano, grandissimo onore finora consentito solo a pochi importanti uomini di potere in Italia prima di lui. E quindi via con i festeggiamenti in pompa magna, con le leccate di culo, con ogni piccolo particolare dell’evento da amplificare per essere orgogliosi della propria nazionalità. Già mi sto battendo la mano sul petto. Sì per non ingozzarmi con la cotoletta impannata che mi sta andando di traverso!! Studio Aperto nel suo spalmare miele sulle labbra del presidente del consiglio infatti dice <> MA PER FAVORE!! Ma cosa pensa che siamo scemi che non sappiamo che Berlusca sa l’inglese come Giuliano Ferrara ne sa di dimagranti? Il suo discorso finale avrebbe fatto venire i capelli bianchi a una bambina delle elementari che studia inglese due ore a settimana. Però su questo l’opposizione non ha avuto niente da ridire. Il che è strano, visto che di solito se Berlusca dice che sua moglie è un rottame l’opposizione lo attacca dicendo che invece è bellissima, e se Berlusconi dice che vuole andare in montagna l’opposizione dice che è la solita scusa per non andare al mare, dove dovrebbe andare. Questa ignoranza del nostro presidente del consiglio mi ha colpito, mi ha colpito altrettanto che nessuno ne abbia parlato. Per forza, fanno tutti orecchie da mercante perchè l’inglese in Italia non lo sa NESSUNO! E difatti mi sono informato e, statistiche alla mano prese dal sito dell’Unione Europea, noto che mentre il 50% dei cittadini europei è capace di sostenere una conversazione in una lingua diversa dalla propria…in Italia ovviamente raggiungiamo a malapena il 30%!! Praticamente ci superano tutti, la Bulgaria, la Croazia, la Romania, pure la Grecia che passa il tempo a mestolare i tanker di yogurt riesce a trovare il tempo per sfogliare un manuale in inglese, e gli unici sui quali possiamo fare con superiorità la figura dei poliglotti cosmopoliti (ma neanche troppo) sono giusto l’Ungheria e la Turchia. Complimenti, e soprattutto, citando il nostro leader … Dengh iu!

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