L’istinto del furto

In questo mondo di ladri

A volte mi dico che l’istinto al furto è insito nell’animo umano, non riesco a trovare altra spiegazione. E’ scandaloso notare quante cose la gente riesce a rubare in giro, moltissime volte assolutamente inutili e dal valore tendente al meno infinito. Lo so perchè fin da quando ero piccolo e ingenuo la vita è stata una giungla, già dalle elementari ricordo che non mi potevo allontanare un attimo dall’astuccio, che questo letteralmente si svuotava per magia, mi spariva di tutto: penne, pastelli, scolorine, pennarelli, e chi più ne ha più ne metta. Poi crescendo sono passato nell’età del motorino, alle scuole superiori, per scoprire che il meccanismo non era mutato, anzi si era peggiorato e arricchito: se infatti in classe sparivano interi set di articoli di cancelleria, era anche all’ordine del giorno che in laboratorio di chimica ti trovassi senza beute, provette, e becker e per concludere la felice giornata uscendo da scuola ti trovavi anche il motorino senza specchietto, senza le tue nuove maniglie cromate, e senza il cruscotto plastificato dell’accensione. E io mi incazzavo e dicevo "ma in che stato l’Italia" (e l’Italia non è cambiata, lo dico pure oggi). A montare la rabbia c’erano poi i soliti figli di papà che il giorno dopo un furto subìto si presentavano puntuali a scuola dotati del modello superiore a quello che gli era stato rubato, indipendentemente dall’oggetto in questione. Gli era stata rubata una biro? e loro portavano una stilografica. Gli era stato rubato lo specchietto? e loro portavano quello cromato in tinta col colore del motorino. Gli era stato rubato il motorino? E loro venivano in Ninja Kawasaki (si beh, insomma, qua ho messo un po’ troppa enfasi, cmq l’antifona era quella). Ma la vita per noi comuni mortali andava diversamente, se mi presentavo da mia mamma dicendo che mi avevano rubato lo specchietto mi ritrovavo uno scappellotto in testa che sentivo le campane della chiesa di Madre Collegiata di Capracotta per tre giorni di fila, così mi ingegnavo come meglio riuscivo per studiare sistemi a prova di ladro: scolorine scariche in bella vista sul banco, mentre quelle piene stavano in cartella, zaini a combinazione cifrata, specchietti incollati con il mastice al motorino, e così via finchè finita l’era scolastica pensai che fosse finita anche la giungla di criminalità, d’altronde la gente matura e gli scherzi giovanili si dimenticano no?. Macchè. La stessa situazione si ripresenta sul posto di lavoro (fortunatamente con articoli non di nostra proprietà, ma tant’è) dove la gente ti ruba direttamente la scheda sonora dall’interno del PC, oltre a farti notare che se una sera ti dimentichi di chiudere a chiave la tua scrivania il giorno dopo scoprirai che è stata la cartoleria pubblica dell’intera ditta durante la tua assenza. Ma la cosa è tutt’altro che limitata al lavoro, va oltre, si espande, è tutta intorno a noi (come la Megan Gale), dovunque io mi guardi in giro vedo gente che ruba "perchè era lì", "perchè non si sa mai che mi serve", "perchè tanto loro cosa se ne fanno", non che frequento ladri, ma cribbio quando vado in autogrill e vedo che c’è gente che ha portato a casa il pomello decorativo svitandolo dalla ringhiera di ferro nel bar, cosa devo pensare? Quando sento che dal mio bar di fiducia hanno rubato il portasaponetta di plastica dal bagno cosa devo pensare? Quando mi dicono che c’è gente in fabbrica che aspetta che gli altri vadano a casa per rubare la carta igienica dai bagni cosa devo pensare?
 
Alla fine penso a quello che penso da quando andavo a scuola, mi incazzo e dico: <<ma in che stato l’Italia>>.

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