Cosmopolitism

Tornando dalle vacanze per fare un salto di -12 gradi centigradi e vedendo la solita vita di routine da un punto di vista per un attimo leggermente esterno, giungendo in dirittura di fine anno psicologico (ma anche di quello ufficiale) e lottando tra i soliti eventi esterni, continuo a convincermi che piú il tempo passa e piú io mi rendo conto di sentirmi “cambiato”. Riesco a sentire che nel come ragiono, nel come parlo, nel come mi comporto, le tracce di questo periodo della mia vita che sto trascorrendo in questa cittá si sentono sempre piú. Se mi domando come questo sia possibile, come possa Londra influire sul cambiamento non soltanto delle vite ma anche dei cervelli dei suoi abitanti l’ovvia risposta che riesco a trovare é in una parola forse troppo lunga e complessa per descriverne il suo altrimenti semplice significato: Cosmopolitismo.

E’ questo che mi ha fatto diventare piú saggio, piú consapevole, piú libero di gestire la mia vita e quello che di essa mi piace o meno, piú sensibile a quel che mi circonda, piú aperto ad accettare quello che di diverso da me c’é al mondo e meno incline a perdere il mio tempo in chi non lo fa. Il cosmopolitismo mi ha anche dato la mia abilitá “guadagnata” che piú mi inorgoglisce ossia la capacitá di capire che alcune cose sono cosí e basta, la capacitá di investigare senza rifiutare, e la capacitá di fermarmi a provare a capirle quando non mi riesce di condividerle. Ho smesso con tanti inutili infantilismi che a quasi 30 anni mi portavo ancora dietro, ho smesso di ridere su battute basate su differenze razziali che dovrebbero suonare soltanto idiote, ho cominciato a piangere per chi le differenze razziali le subisce ogni giorno. Non sento piú il bisogno di far commenti sulla donna che avvolta nel burka tenta impacciatamente di mangiarsi un kebab, o sui burloni che cantano in coda alla processione di Hare Krishna in Regent’s Street, le rimpiazzo invece con pensieri su quando é stata l’ultima volta che anche io ho provato cibo indiano, o su come sia possibile che al mondo esistano effettivamente 4000 religioni ma nella mia vita me ne abbiano illustrata soltanto una.
E non dovrei essere fiero ma mi dovrei vergognare per aver sviluppato questo approccio soltanto ora, ma poi noto che nella societá dalla quale provengo la libertá di giudizio é effettivamente appannata, a partire dagli esponenti politici fino ad arrivare ai giornali che modificano titoli ed articoli per inserire aggettivi quali “di colore” o “musulmano” dove sono totalmente estranei al contesto, quasi giustificando insensati episodi di razzismo e di fobie varie dove si rinnegano differenze di nazionalitá e di religione mascherandole da crimini o scandali, quando in veritá l’unico problema é che questi non si uniformano alla mai menzionata classe rappresentativa unica.

Eppure anche in Italia é in atto una fase di cambiamento, si intravedono germi di novitá, di cosmopolitismo, di voglia di cambiare tutto dalle radici fino all’ultima foglia, sento la gente svegliarsi, i nomi delle etichette cambiare, “la mamma musulmana del mio compagno di classe” lentamente diventa “la mamma del mio compagno di classe”, “il bambino nero” lentamente diventa “il compagno di classe di mio figlio”, ma la strada é ancora tanto lunga. E’ chiaro che nessuno é perfetto, né nessun singolo, né nessuna collettivitá, ma perché una collettivitá migliori é il singolo a dover migliorare. Io credo che sto facendo del mio, ma credo anche che se giá quando ho lasciato il mio paese ero disadattato tornando ora lo sarei anche piú di prima, questo perché sono sempre esistiti tanti altri che non solo non sono interessati ad aprire le proprie menti ma vogliono che anche gli altri non lo facciano, covano rancore, covano gelosia, si sentono traditi, parlare con lo straniero per loro é come parlare col nemico, si sentono colpiti nel loro piú forte credo e queste persone purtroppo sono ovunque. Ma se tutti provassero ad un certo punto della propria vita ad abbandonare per un attimo il proprio paese, le proprie convinzioni ed abitudini ed affacciarsi ad altre realtá con la consapevolezza che queste non sono necessariamente sbagliate, smettere di andare in vacanza per fare il bagno nel mare e provare ad interessarsi alla storia e alla cultura di altri paesi, tuffarsi in cibi nuovi, ascoltare musica locale con i messaggi che essa porta, viverla veramente, allora le cose veramente cambierebbero.
Io so che non ho paura di cambiare a seguito di nuove esperienze, non ho paura di crescere, perché il mondo intorno a noi non smette mai di farlo, lo fa con l’impressionante velocitá di un aereo che gli altri guardano a naso in su e a malapena realizzano che si sta muovendo, e penso che non ci sia né paura né vergogna in questo, nel rinunciare alle certezze del proprio divano e del proprio giardino quando in cambio ottieni un bagaglio di esperienza grande quanto il mondo.

726 comments to Cosmopolitism

  • emanuele

    sono arrivato a londra 8 anni fa. ero un ragazzo intossicato dalla curiosita, londra mi ha trasformato in un uomo. mi ha chiesto tanto, ma quello che mi ha dato e’ impagabile e mi rincuora sentire che ci sono persone che condividono questi sentimenti. forse un giorono riusciremo a ridere insieme degli italiani medi di fronte ad una birra. bellisimo blog.

  • Oby

    Laura: La pensassero come te anche tanti altri..
    Emi: La tua analisi é ironica ma terribilmente vera, capisco quello che vuoi dire e non ti posso dare torto.. che dire, spero con ottimismo che l’era di internet e del new communication aiuti in questo senso!
    Blossom: Vero, anche qua a Londra ho visto casi spaventosamente preoccupanti di intolleranza..a quanto pare la paura dell’ignoto da anche sicurezza verso quel che si conosce.
    Emi: ah ah ah ora che me lo fai notare hai perfettamente ragione!! Vedi allora che sono veramente nella mia fase di cambiamento? Devo rimediare al piu presto allora..

  • Senti Oby, approposito, è un po’ che non ti sento parlar male di “Natzingher”, della “Regina” e della “Britannia” e comincio ad essere un po’ preoccupata… :mhh

  • kit

    come non condividere tutto quello che hai detto?? Io il primo piccolo gradino verso questo modo di vivere la propria vita, essendo stato a NYC un mese… spero di portarla avanti 🙂

  • il processo di apertura mentale è qualcosa di lento e laborioso, nn avviene x tutti alla stessa maniera…penso che londra rappresenti il luogo migliore dove dare spazio alla nostra curiosità e allenare la nostra apertura mentale, ma anche qui trovi ancora molto razzismo, molta chiusura, a volte anche più radicata che in Italia. Per quello dico, che il processo è lento e laborioso.
    L’importante, in ogni caso, è che accada per piu persone possibili.

    Alla fin fine si tratta solo di paura dell’ignoto, e mancanza di dovuta informazione riguardo al “diverso” da noi. Se ci fosse più interesse a questo tema nelle scuole, negli asili, nei parchi giochi, ai corsi preparto, penso si risolverebbero molte cose!

  • Si, qualche segno di cambiamento c’è anche in Italia però purtroppo la paura del “diverso” è insita nell’animo umano. E quindi, una volta “accettati” i musulmani, continueremo a prendercela con chi non la pensa come noi, non si veste come noi e non fa la spesa dove la facciamo noi. Le scuole in questo senso sono maestre nell’evidenziare come il più piccolo difetto fisico ed emozionale di un individuo possa scatenare fenomeni di persecuzione e bullismo.
    Ahimè temo che per la vera accettazione dell’altro dovremo aspettare ancora qualche millennio. Se non ci saremo sterminati prima. :peace

  • graziano

    ehi oby, siamo rientrati dalle vacanze in vena di riflessioni, eh??

  • Non c’è un momento giusto per cambiare in meglio, l’importante è farlo. Bellissimo post Oby.

  • I cambiamenti, quelli profondi, sono lenti, ma poi rimangono e non si torna indietro.

  • Il posto in cui si vive e la situazione contingente sicuramente influisce alla costruzione della persona, ma i cambiamenti sono determinati anche semplicemente al tempo che passa…

  • Quando ho letto il significato di “cosmopolitismo” in wikipedia ho rivisto proprio te!
    Comunque sono d’accordo con te, io non sono mai stata razzista e non ho mai chiuso gli orizzonti al “diverso” e neanche ho paura di crescere… nonostante io viva qui mi piace sempre conoscere nuove persone ed esplorare nuovi mondi!

  • chris

    bellissime parole 🙂