These bonds are shackle free

Nel ventaglio di relazioni sociali che mi sono ritagliato in due anni di permanenza a Londra si possono trovare persone estratte dai piú svariati background geografici, politici, sociali e culturali: italiani, spagnoli, giapponesi, inglesi, sudafricani, austriaci, argentini e colombiani che a loro volta si stagliano tra cristiani cattolici, ortodossi, protestanti e metodisti, per non parlare di politica dove c’é gente di destra, gente di sinistra, e pure gente ambidestra .. sono tutte persone meravigliose che però pur conoscendomi e frequentandomi abitualmente non possono essersi conosciute tutte tra di loro: sono semplicemente troppe, ed hanno stili di vita e caratteri troppo diversi tra loro (ed io sono più poliedrico di un dodecaedro stellato di Keplero-Poinsot).

Capita però che a volte che si celebri un evento particolare come un compleanno o un leaving party ed allora si tende ad organizzare una festa in grande alla quale si chiede esplicitamente di invitare tutti i conoscenti di modo da raggruppare più gente possibile: in quei casi cerco di fare del mio meglio invitando le persone che so che apprezzerebbero una serata in centro al pub, o una in discoteca, o una al ristorante, insomma in base al ritrovo in questione, peró se devo essere totalmente sincero a volte sono renitente dal far collidere questi mondi che tengo abitalmente separati, un po’ perchè sono piuttosto terrorizzato dall’idea che conoscendosi queste persone si possano scannare dopo 5 secondi il che mi demoralizzerebbe abbastanza, un po’ perché io come persona tendo a mostrare lati diversi di me stesso a persone che mi conoscono per aspetti sconosciuti ad altri ed anche questo mi inquieta alquanto. Ad esempio la carissima Michiyo san che sa di poter contare pienamente sulla mia compagnia per visitare scropolosamente esibizioni di antichissimi Kimono giapponesi ed assistere alla lunghissima cerimonia del the senza battere ciglio, temo che si questionerebbe alcune cose quando conoscendo un amico del mio “gruppo inglese” si sentisse raccontare di quella volta che sono stato tirato fuori a braccia da sotto al pogo di un milione di inglesi ubriachi marci in una discoteca di serie C dell’east end londinese. Se mi proietto in testa l’immagine di lei, piccola e fragile che se ne va a letto alle 8 di sera con la cuffia per i capelli e il paraocchi nero in testa .. no so, facendole conoscere questi miei amici mi sentirei improvvisamente in colpa di “attentare” alla sua innocenza, e io stesso mi sento di diventare una di quelle persone che quando ero piccolo mi facevano chiamare “cattive compagnie”, cioé la mia immagine di me cambia, si riquestiona, viene vista da un’ottica dalla quale non la voglio vedere.
Altro esempio è la mia segretaria preferita con la quale passo intere pause pranzo scambiando opinioni sui concorsi biannuali di ritratto e fotografia della National Portrait Gallery, cambierebbe la sua opinione di me se le dicessi che l’ultima volta dopo essere uscito dalla mostra mi sono precipitato a casa a prendere la parrucca nera e a truccarmi come il cantante dei kiss per fiondarmi ad una festa in maschera a tema anni 70 per celebrare la “vintage rock night” con tanta altra gente decelebrata come me? Non lo so, a volte penso che ci sono mondi che stanno separati e che lo devono stare. Recentemente sono però diventato piuttosto “di manica larga” e nascondo sempre meno questi aspetti particolari del mio carattere e dei miei gusti e quindi sempre meno filtro nei discorsi con che gente esco o cosa faccio, e ho maturato l’impressione che quello del “bravo ragazzo” è un preconcetto che mi trascino dall’Italia ma che qua a Londra non vale una cicca, anzi più cose folli fai più la gente ti guarda con normalità, a volte addirittura con invidia, lo riesci a percepire quando magari rientri alle 8 di mattina cercando di fare meno rumore possibile e ti trovi un flatmate in cucina che ti guarda perplesso oltre la tazza di the domandandosi dove diavolo tu possa essere stato per tutta la notte.
Quel di cui Londra riesce a convincerti è che darsi alla pazza gioia e premere sull’acceleratore del proprio corpo di tanto in tanto non nasconde niente di sbagliato, non è un crimine, se al lunedí mattina alle 8 sei in un ufficio con pantaloni e camicia puliti e stirati e di nuovo serio e professionale, indipendentemente dall’essere stato in casa a guardare DVD e cucinare torte di mele per l’intero weekend o dall’aver dormito fuori due notti di fila.
Londra ti istiga, ti invita, ti lascia libero di fare quello che vuoi e non ti chiede di renderle conto di niente, ne sono perfettamente consapevoli tutti quegli pseudo-studenti rinchiusi sotto l’ala rapace di genitori apprensivi che nella foga di rompere le loro catene e di volare nella città della libertà finiscono in ogni sorta di giri autodistruttivi, specialmente con la facilità con la quale si possono reperire ogni tipo di droghe in questa città.

Ed allora mi domando dov’è la persona che sei? E’ quella che ti chiede di fare quello che vuoi veramente fare o quella che ti spinge a rappresentare quello che gli altri vogliono che tu faccia? Per me è una domanda meravigliosa, e chiaramente senza risposta. Io so soltanto che a 27 anni sotto questo nuovo concetto di “libertà” ancora inevitabilmente ridefinisco la mia idea di buono e cattivo, di giusto e sbagliato, è come una linea che ho impiantato nella testa da quando ero piccolo e che perpetuamente si muove, sotto il sorriso dei miei amici che mi legano senza catene e che sorridendo attendono mentre inevitabilmente cambo inseguendola.

1,244 comments to These bonds are shackle free

  • Max Stanley

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  • ecco hai descritto esattamente quello che mi è sempre piaciuto di Londra..
    e quello che un pò ho voluto riportare qui a Roma..con risulati un pò..beh lasciamo stare..

  • Bella domanda… davvero difficile darne una risposta.
    Io comunque sono sempre stata dell’idea che non ci sia nulla di sbagliato a divertirsi e fare un pò i pazzerelli ogni tanto… senza esagerare! In Italia però è diverso perchè ho tutti amici italiani che mi conoscono ormai da anni e non devo nascondermi da nulla, sono sempre me stessa, non so quindi come mi comporterei se fossi nella tua situazione.
    In ogni caso sono tanto contenta che tu abbia trovato stupende amicizie e stia vivendo la vita che vuoi, a volte ti invidio ma resta il fatto che sono felicissima per te, meriti davvero quello che hai e anche di più!

  • polixenia

    che cosa strana,capita anche a me..
    spesso mi sono chiesta se non fossi afflitta da qualche strano disturbo della personalità ma il solo pensiero di presentare alcuni dei miei amici tra di loro mi fa orrore,mi sembra di commettere un reato! eppure non cambio poi molto a seconda di chi ho davanti,o meglio,qui ci sarebbe da fare un discorso infinito,perchè ammettere di cambiare a seconda di chi hai di fronte spesso vuol dire esplorare lati nascosti di noi stessi. tutto si ricollegherebbe alla domanda: chi sono io in realtà? quella che va a mangiare il panino con l’elettricista o quella che va alle mostre con gente che ha due lauree?
    qui arriva la menata tantrica: ho scoperto di non essere niente, e quando non sei niente puoi essere tutto. puoi davvero guardare te stesso senza sapere chi sarai tra cinque minuti e le cose che hai attorno sono sempre fresche e nuove.
    chi siamo noi che soffriamo di disturbo da separazione degli amici? siamo forse quelli che più degli altri sanno quante infinite persone possiamo essere nello stesso momento e quante infinite vite possiamo vivere in un’unica vita accumulando un bagaglio d’esperienza che non molti possono permettersi.
    questo mi piace di me,e adesso a dire il vero anche di te.
    tra l’altro,a proposito del trucco da rocker anni 70,in questo caso ho invidiato tantissimo IL TUO bagaglio di esperienze!

  • Onestamente non ti saprei dare un giudizio definitivo…
    Separare nettamente i diversi mondi con cui s’interagisce, da una parte può far correre il rischio di non essere mai del tutto se stessi o di essere addirittura “falsi”.
    D’altro canto, se essi sono del tutto diversi, potrebbero non essere conciliabili.
    Forse, davvero, qualche volta la virtù sta nel mezzo…

  • Quando penso al Matteo che conosco, e percepisco che ce ne sono altri 100 nascosti, ti invidio, perchè hai tutti questi mondi in cui ti puoi rifugiare quando uno di loro ti sta un po’ stretto, o a seconda dell’umore.
    Penso che la cosa piu bella di Londra (o almeno della Londra come la viviamo noi) comunque sia proprio questa, che quando scegli di essere amico di una persona, lo fai per quello che questa ti trasmette, indipendentemente dai segreti che questa possa avere…perchè ognuno ha una storia dietro, certi gusti, certe passioni, ma alla fine, conta quello che si ha dentro, non quello che si mostra.
    A volte penso che vorrei conoscere i tuoi altri mondi, eppure sai una cosa, alla fine mi piace di piu immaginarli, magari ascoltarne qualche aneddoto, ma continuare a vivere la nostra amicizia nel “nostro” mondo, fatto su misura per noi due 🙂