Born in the wrong place

Da una pulce lanciata come bomba a mano é scattata una discussione interessante che ha portato alla inevitabile realizzazione che anche In Inghilterra ci sono cose che non funzionano. In particolare, ci sono TANTE persone che non pagano le tasse. Per me che come (spero) la maggioranza dei lavoratori pago in pieno almeno un 27% in tasse questo é un motivo per infervorarsi.
Si parte con i miei amici giapponesi, che come i messicani o i brasiliani non hanno nativamente diritto a vivere e lavorare negli UK e per queste persone, che disperatamente vogliono vivere a Londra, le prospettive non sono moltissime: puoi essere turista ed essere rispedito a calci nel culo nel tuo paese dopo 3 mesi, o puoi essere studente ed ogni anno iscriverti ad un nuovo fantasioso corso che giustifichi al governo il motivo della tua esistenza. In entrambi i casi cambia poco, non sei legittimato a lavorare se non in alcuni piccoli frangenti che corrispondono alle vacanze estive o il pomeriggio per alcuni corsi part-time… viene da sé che una vita cosí non é una vita semplice:  queste anime in pena si presentano ogni giorno ad un corso al quale non sono assolutamente interessate, si costringono ad orari massacranti per lavorare in nero e venire sottopagati e con questo stipendio pagarsi scuola, affitto, un prezzo della vita stellare, e per pregare con cadenza annuale che quando si sottomette la domanda di rinnovo visto questa venga accettata. Ovviamente in tutto questo le tasse non trovano spazio. Non per scelta, perché é certo che ad una vita del genere uno preferirebbe di gran lunga un lavoro in regola ed uno straccio di prospettiva per il futuro, ma l’unica risposta che queste persone si possono sentire dire all’esternazione delle loro difficoltá é: “Purtoppo sei nato nel posto sbagliato”.
Ma é da ottusi uscirsene con una risposta del genere perché ci si arrende alla facilitá del trovarsi a proprio agio nella propria realtá, non si prova a capire il punto di vista di un disadattato che si trova  nato in una societá che non gli appartiene, pensate se l’Europa non avesse aperto le barriere interne: La nostra esperienza legalmente piú cosmopolita sarebbe stata Roma. Roma! Come dire che oggi un messicano puó cercare la sua esperienza piú cosmopolita in cittá del Messico o un peruviano in Lima. Sí, trovi tanta gente di diverse estrazioni sociali, ma pur sempre appartenente alla stessa nazione e background tradizionale allegato.. o al massimo trovi extracomunitari illegali, appunto.
E’ per me tristissimo realizzare quanto il nostro luogo di nascita segni per sempre quello che possiamo fare, o le persone che possiamo conoscere nella nostra vita.
Certo se hai talento (e tanta fortuna) trovi comunque la tua strada: un giorno sculetti tra le strade polverose della Colombia ed il giorno dopo ti chiamano la signora Shakira ed improvvisamente ti ritrovi con tutte le cittadinanze del mondo acquisite per doti artistiche. Ma la gente comune non puó vivere di sogni e per un visto lavorativo internazionale deve mostrare un curriculum con le contropalle, deve provare di aver studiato con successo ed aver di conseguenza speso una fortuna in studi di un certo livello, e per fare tutto questo, ancora una volta, deve essere nato nel luogo giusto o comunque con la giusta dose di fortuna. E questo é un serpente che si morde la coda perché riporta sempre al punto di partenza.

Ma torniamo al discorso inglese: La beffa estrema per un extracomunitario serio (ma non di meno per un comunitario in regola) é il constatare che esiste un’intero popolo di cittadini inglesi disoccupati dalla nascita che fieramente sanguisugano dallo stato popolando case costruite e mantenute dal governo senza versare un singolo penny, incassando una “pensione di mantenimento” che non hanno mai lavorato per ottenere proprio perché semplicemente “sono senza lavoro”.
Qua parlo per esperienza diretta mia e dei miei flatmate: Nel blocco comunale dove viviamo c’é soltanto gente che non fa nulla da mattina a sera, ragazzotti ultraventenni popolano il vialetto fumando giunti la mattina, bazzicano per le scale chiacchierando in slang al telefono il pomeriggio, truzzano di fronte ai garage ascoltando la musica ed ubriacandosi la sera..potrebbero lavorare? Certo. lo fanno? Assolutamente no. Perché? Non lo sappiamo. I genitori non sono molto lontani da questo schema: tutti ampiamente sovrappeso, tutti che urlano tutto il giorno, tutti che si vedono solo quando devono uscire a portare il cane a fare la cacca nel giardino (tra l’altro comunale) e per il resto potrebbero avere passaggi segreti che collegano direttamente alla metro perché non si sono mai visti entrare o uscire dalla porta, forse ho visto una sola volta la mia colossale vicina riscaldare l’adipe al sole di Giugno nel giardino defecato dallo stupido cane. Ora, quale sia la fonte di reddito di queste persone noi non lo sappiamo, ma sappiamo di fatto che a nessuno manca niente: hanno internet a banda larga, hanno la lavastoviglie, hanno sky, hanno la Playstation 3, hanno persino il cane…cose che noi lavoratori in regola non ci concediamo la libertá di avere.
Tutto questo pagato dallo stato, quindi da noi.. quindi da me. Sinceramente mi infervoro quando penso che preferirei che i (tanti) soldi delle mie tasse andassero alla povera Michiyo-san che alle 10 di sera é ancora in biblioteca che sistema libri in polverosi scaffali o alla povera Etsuko-san che la domenica mattina vende fiori fuori dalla stazione di Kings Cross, tutto per essere dove vogliono essere.
E’ questa la libertá? E’ questa la giustizia? Non credo, questo é semplicemente il prezzo da pagare per essere nati nel posto sbagliato.

14 comments to Born in the wrong place

  • emanuele

    sembra che questo post sia stato scritto lo scorso luglio, prima dell’esplosione del credit crunch. ora forse sappiamo meglio come queste persone riescivano ad avere tutti quei comfort che descrivi :d
    banche senza scrupoli gli hanno dato in mano carte di credito e questi si sono lasciati andare…poi uno ad uno non sono piu riusciti a pagare i conti delle playstation o della banda larga. ed eccoci qua, qualche mese dopo a guardare i nostri colleghi di lavoro che perdono il posto, aziende che chiudono…qualcuno ricorda la metafora della farfalla che batte le ali in amazzonia e genera un uragano in indocina?…

  • Vivendo a Tokyo da quasi due anni so cosa significa trovarsi come straniero in un paese straniero.
    Il giappone e’ uno dei paesi forse piu’ chiusi in fatto di immigrazione, gia’ stare un giorno di piu’ della durata del visto significa incarcerazione ed essere spedito dritto a casa il giorno stesso, tanto per capirci. Diventare permanent resident e’ come vincere la lotteria, lasciamo stare poi la vera e propria cittadinanza.. fantascienza.
    Come i tuoi amici giapponesi che non hanno nativamente diritto a vivere e lavorare negli UK, anche noi italiani o inglesi siamo nella stessa situazione per vivere in giappone.. o comunque in ogni altra nazione fuori da EU.

    Anche qui di giovani che non fanno un bel niente (puo’ sembrare strano, ma ci sono) ce ne sono parecchi, mentre noi “stranieri” (perche’ cosi’ veniamo definiti: gaijin “persona di fuori”) dobbiamo necessariamente avere un lavoro full time, pagare tasse e pensioni per i loro nonnini..

    Vivere fuori dalla comunita’ europea e’ una rottura.. ogni volta che lascio il paese devo avere sempre un permesso nel passaporto (certo, una sciocchezza farlo, ma e’ il concetto insomma) altrimenti annullano il visto.. chiaramente, se un giorno perdi il lavoro o malauguratamente hai qualche problema con la giustizia devi fare i bagagli e ti rispediscono a casa (anche se magari hai qualcosa tipo “una vita” li, come una casa, una macchina, amici e cosi via)..

    Insomma, se non fosse per l’esperienza (lavorativa e personale) e soprattutto per lo stipendio me ne tornerei in EU..

    ..EU, dovremmo sentirci fortunati di essere europei e di far parte di tutto cio’, e invece e’ pieno di gente (e politici) “euro-scettici” .. mah..

  • Matteo

    si ma non ti va bene niente però!! 😀 😀

  • Per tutti i popoli verranno anche i sette anni della neighbour magra…

  • Effettivamente il posto in cui si nasce condiziona decisamente la vita.
    Trovo questo molto ingiusto. Una persona dovrebbe valere per quello che è…

  • 😀 Ciao oby mi farebbe piacere averti ra i miei blog amici così avrei diretto link x leggerti. Buona giornata da Tiziano

  • Io non sono mai stata all’estero (se escludi tre giorni in Francia a casa di una pen pal) eppure ho sempre sentito di essere nata nel luogo sbagliato. E di non aver fatto tutti quegli inutili corsi. Ma soprattutto mi manca il fatto di poter essere mantenuta dallo stato con tanto di Playstation. Ma per questo bisogna trovare un medico che certifichi che sei cieco anche se ci vedi benissimo. E anche per questo c’è un luogo preciso in cui dovresti essere nato: Napoli. Dove nessuno ritira la spazzatura ma tutti hanno la pensione.

  • Si, fa davvero molta rabbia tutto questo.
    Non c’è spazio per chi ha dignità e non si sposa con il classico cinquantenne obeso pieno di soldi per avere un visto, come la serie di ventenni sovietiche che popolano Knightsbridge.
    E a Michiyo-san dovrebbero dare la cittadinanza ad honorem semplicemente per la sua personalità, che apporta molto di più a questo paese che tutti i disoccupati disadattati inglesi messi insieme.
    Kisskiss

  • Thai

    Ciao Oby, sono una new entry tra i suoi assidui lettori.
    Sono giunto leggendo il blog di Random thought, ma non per caso.. io sono stato due mesi a Londra l’estate scorsa, vivendo a Bethnal Green e lavorando come lavapiatti nella City.
    Il tuo blog è molto interessante, dà spunti di riflessioni, ma anche sane risate (animal instinct..!).. e stimola inoltre la mia voglia di tornare nella magica Londra.
    Se tutto va bene, spero di essere dei vostri ad aprile/maggio 2009!

  • stordita :D

    riesci sempre a dire quello che io penso ma non riesco ad esternare 🙂

  • Darius

    Trovo la tua analisi acuta e amara. Giorni fa, l’oggetto di una mail che mi era arrivata (dal contenuto peraltro privo di ogni interesse) diceva: il paradiso non esiste.
    E’ così: non esiste, e non c’è niente da fare.
    Non sono così sicuro, invece, che neppure l’inferno non esista.

  • è un po’ di tempo che ti interroghi un po’ troppo sulle tasse. forse è vero che ti manca l’italia. 🙂

  • E’ molto bello il post che hai scritto, ma anche amaramente molto triste, la vita di una persona che è condizionata dalla latitudine e longitudine dalla quale proviene. C’è qualche cosa di perverso, di maleficamente ingiusto in tutto questo!