In un mondo che non ci vuole piú

Mentre in Italia si litiga come bambini sui giochi di potere, mentre in California Bush gioca a fare il pompiere, mentre in Inghilterra si gratta il coperchio della bara di Lady Diana, dalle Nazioni Unite arriva un flebile richiamo che vorrebbe attirare la vostra attenzione, sempre se Paris Hilton non si mette davanti come al solito: Il Global Environment Output 2007, dopo uno studio finanziato da 48 governi e sviluppato da 1400 scienziati ha dichiarato senza mezzi termini "La sopravvivenza dell’umanitá é a rischio". E nota bene: tutto questo solamente da un’analisi dello sviluppo umano negli ultimi 20 anni, periodo durante il quale per la cronaca la popolazione mondiale é aumentata del 34%, il 60% dei fiumi é andato in secca, il 50% dei pesci in libertá é scomparso, piú del 50% delle cittá del mondo ha passato la soglia massima accettabile di inquinamento. La situazione oggi é che il 30% dei mammiferi e il 12% degli uccelli sono sotto minaccia di estinzione, 1 su 10 dei maggiori fiumi del mondo una volta all’anno non raggiungono il mare, 3 milioni all’anno muoiono per malattie legate all’acqua, 73000 chilometri di foreste sono perse ogni anno, e noi che facciamo? Ce ne freghiamo. Anzi ci divertiamo. Come si dice dalle mie parti: "Finché ce n’é, viva il Re", che adattato potrebbe diventare "Finché ce n’é, viva la Parisol", insomma oltre che ci siamo presi un mondo che abbiamo trovato per magia e lo stiamo succhiando come il culo fritto di maiale, in piú ce ne freghiamo anche, insomma perché preoccuparsi, il mondo ci ha sempre lasciato fare i nostri porci comodi senza interferire. Peccato che oggi il nostro mondo non ci vuole piú, e mósoccazzi.

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