Della morte, e dell’amore

Due post in uno per cominciare la settimana, anzi tre in uno:
Per prima cosa pago un momento di rispetto ad una blogger, Adele, che si é spenta pochi gioni fa (a volte a vedere tutti questi blog che si aggiornano ci si convince automaticamente che si andrá avanti per sempre, e invece siamo persone in carne ed ossa e come tali prima o poi muoriamo), ed in secondo luogo faccio spazio al suo ultimo post che spero risuoni con il dovuto peso, che porta agli occhi di tutti un articolo sulla "depravazione" (ma per certe sfumature potete anche chiamarlo "amore") sessuale tra preti e suore missionarie.
Terzo e attinente con l’argomento, l’articolo odierno del Corriere che fa notare un servizio di Exit (in onda in prima serata su La7) che fa un po’ di luce sul mercato del "sesso" (ma anche qua per certe sfumature potete anche chiamarlo "dell’amore") tra preti omosessuali e gente comune conosciuta nelle chat per omosessuali, a quanto pare i preti stessi intervistati con una telecamera nascosta ammettono il velo di generale assenso-consenso da parte della chiesa verso certi comportamenti che poi vengono puntualmente insabbiati in caso di necessitá.
Alla luce dei due articoli descritti, trovo un velo di tristezza e quasi di malinconia tra il tentativo della chiesa di essere coerente con sé stessa nel voler mantenere quella definizione di "Amore" che nella sua immensitá pretende di essere incondizionato da tutto e da tutti ma poi non si puó neanche estendere tra persone dello stesso sfondo sociale, tra persone della stessa chiesa o della stessa casta, o nemmeno tra persone dello stesso sesso. Credo che la coerenza sia una cosa importante, ma credo anche che la felicitá sia piú importante della coerenza.

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