Il capo della security

Una persona normale potrebbe pensare che lavorare nel reparto sicurezza di una banca internazionale sia un lavoro affascinante ed appagante, o per lo meno questo é quello che pensavo io, finché per motivi di lavoro non mi sono dovuto trovare faccia a faccia con il responsabile dei servizi di sicurezza della nostra azienda! Ho scoperto che il prerequisito per ricoprire tale ruolo é una faccia da mafioso di fama internazionale con almeno un paio di brutte cicatrici in vista e abbigliamento spiccatamente mediterraneo sul quale devono necessariamente svettare orologio, anello e polsini d’oro. In secondo luogo il capo della sicurezza deve essere uno stronzo di prima categoria, abbondantemente sovrappeso, possibilmente peloso, predisposto naturalmente alla vita da sedentario e rigorosamente senza alcuna vita privata né sociale al di fuori del luogo di lavoro. Come Jules Verne romanticamente trascorreva il suo tempo scrutando il mare dalla sua finestra mentre creava le sue opere, quest’uomo passa la sua vita osservando il mondo dal suo monitor 26 pollici puntato perennemente in ogni minimo angolo dell’edificio, seguendoti in ogni tuo minimo spostamento e riuscendo indirettamente a farti sentire in colpa in caso tu sia molto elegantemente impegnato a toglierti la riga delle mutande dal culo mentre ti trovi solo in ascensore, a scaccolarti in un buio angolo di un corridoio, o a grattarti il deretano mentre aspetti il caffé in cucina. Quest’uomo é piú vigile dell’occhio di Sauron, piú onnipresente del Grande Fratello, piú impercettibile di The Matrix e piú intorno a te di Megan Gale, tanto che in molti credono che non sia altro che un megacomputer localizzato da qualche parte dell’edificio in una stanza supersegretissima, mentre altri pensano che si tratti di una leggenda metropolitana studiata con il solo scopo di evitare procaci accoppiamenti tra dipendenti che altrimenti avverrebbero a mó di antilopi del Mozambico, tra una pausa sigaretta ed un caffé. In realtá nessuno capisce quanto duro sia il lavoro di questo povero rejetto della societá, che non puó dormire tranquillo nemmeno la notte ma che anzi deve temero lo squillo di un telefono cellulare collegato al sistema di allarme che non puó mai spegnere e che lo puó costringere a ritornare in ditta agli orari piú disparati e per i motivi piú impensabili: celebri sono infatti tra i dipendenti gli episodi in cui il Porsche Carrera del vicedirettore prese fuoco spontaneamente durante la notte di San Silvestro (si immagina per unirsi ai festeggiamenti), o di quando a seguito della partita Inghilterra-Germania un hooligan ubriaco pensó bene di reinscenare il momento storico della breccia di Porta Pia sul nostro ingresso principale utilizzando come arma bianca una temibilissima bottiglia di Guinness (preventivamente scolata). Ma a volte questo duro lavoro riserva anche inaspettate sorprese che regalano momenti indimenticabili: proprio settimana scorsa infatti richiamato a causa di un’allarme intrusione scattato nel parcheggio sotterraneo il nostro salvatore si é trovato davanti un meraviglioso esemplare di volpe rossa crucigera delle alte valli prescozzesi che tutta intimorita si nascondeva in un angolo buio tentando di proteggere la sua splendida cucciolata partorita nel corso della notte dopo ovvie sofferenze. Un immagine veramente toccante ed un emozione indimenticabile, di quelle che restano dentro a lungo: specialmente dopo che se l’é pappata in salmí su letto di rosmarino con tanto di patatine fritte. Eh si, questo é il nostro eroe, uno che non ha paura di niente e e di nessuno, uno che sa che il mondo puó essere un posto crudele, uno che sa che il premio produzione … non sempre é in denaro.

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