Gli ideali di una volta

15 novembre

Gli ideali di una volta

Pochi giorni fa, mi trovavo a Roma per un colloquio di lavoro. Durante questo breve periodo, notando con felicità che la mia breve permanenza comprendeva una domenica (Il 6 novembre per essere precisi), mi sono detto "ma guarda che occasione perfetta per andare a salutare il mio amico Ratzi!". Così, anche per fare bella figura con mia mamma e convincerla che suo figlio è adorabile ma soprattutto per andare ad osannare il mio idolo segreto (dopo Silvia Vada! Cara perdonami se ti ho messa per un attimo in secondo piano!) quella domenica in piazza San Pietro c’ero pure io, con lo sguardo rivolto verso l’alto come farebbe una quindicenne lesbica strafatta di cocaina che aspetta le TATU fuori dai cancelli del Mazda Palace, e mentre aspettavo che "il divino" si affacciasse mi trastullavo con la Laura in prove tecniche di ole varie e cori tipo stadio, finchè dopo un’interminabile attesa il mitico B16 si è finalmente affacciato cospargenoci della sua sapienza e del suo italiano che oramai uso anche a casa: il ciorno, i ciofani, il messaccio, il cesto (non di frutta, il cesto come quello che si fa a quelli che superano sulla destra senza freccia). Morale: davanti a cotanta saccezza, cioè scusate saggezza, ai piedi del mio idolo, non ho saputo trattenermi e così ho letteralmente iniziato una escalation di ole, cori e acclamazioni che, si sa, poi la situazione sfugge di mano anche a me, così quando la folla di integralisti cattolici che mi circondava si è inferocita e mi ha sbattuto fuori a calci nel culo da Piazza San Pietro perchè urlavo "Nudo, Nudo!", allora, in quel momento, mentre mi trovavo alle pendici di Via della Conciliazione e ricevevo telefonate da miei parenti e conoscenti che mi chiamavano sconcertati per avermi visto in diretta TV sulla RAI, mi sono reso conto della triste realtà. I grandi, i maturi, accusano noi ciofani, di non avere ideali, di essere flebili e volubili come una foglia morente scossa dalla brezza dell’autunno, e di non sapere quello che vogliamo, mentre loro sono quelli dagli ideali saldi, inamovibili e soprattutto giusti. Ora, meno di un anno fa quelle stesse persone si trovavano ancora nella stessa piazza allo stesso giorno alla stessa ora ad acclamare con la stessa veemenza un’altro UOMO che si può dire abbia passato più generazioni lui che cambi di mutande io (magari in un settimana eh), come farebbero se ci fosse chiunque altro al suo posto, ma questi sono lì lo stesso senza neanche chiedersi dova sta la differenza, forse senza neanche curarsene, tanto l’importante è ricevere la benedizione da uno che si fregi dell’appellativo di "papa" che sta lì a fare ciao ciao con la manina da camera sua mentre indossa le babbucce di Prada ai piedi. Noi giovani siamo senza ideali, ma almeno non abbiamo bisogno di presunte benedizioni che ci garantiscano il paradiso per vivere, e se ammiriamo qualcuno ammiriamo l’uomo e non la carica. Svegliatevi gente!
 

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